Istituti
tecnici superiori e università, attivatori di territori intelligenti.
Così ne parla il nuovo ministro dell'istruzione, università e ricerca,
Francesco Profumo. Scriveva il neoministro, in tempi non sospetti,
dalle pagine Italianieuropei: «Occorre valutare attentamente se non sia
opportuno che il sistema universitario italiano si diffrenzi
progressivamente per svolgere adeguatamente la missione assegnatagli
dalla carta costituzionale».
Profumo ha in mente un'architettura distribuita fra centri softcore più
professionalizzanti (erogatori di lauree triennali), e altri hardcore
per l'erogazione di lauree magistrali, dottorati con propensione alla
ricerca. Al di qua del guado, il sistema dell'istruzione secondaria
riflette la stessa composizione, con il canale liceale da un lato e
quello dell'istruzione tecnica e professionale dall'altro, a fare da
gateway per la prosecuzione degli studi a livello terziario e per
l'ingresso nel mondo del
lavoro.
Un'attenzione a sé Profumo la dedica agli Istituti Tecnici
Superiori (its) disciplinati dal dpcm 25 gennaio 2008. Uno strumento da
inquadrare nella riforma dell'università. Profumo, forte della sua
esperienza nel mondo del privato (ha lavorato come ingegnere
all'Ansaldo di Genova), è portatore di quella logica della formazione
tarata sulle esigenze delle imprese e immagina uno scenario in cui sia
da ripensare la stessa distribuzione delle università in virtù di
federazioni tra atenei di regioni diverse, ma anche di federazioni con
gli its stessi «sul modello delle Fachhoschulen tedesce, delle Supsi
svizzere, del Brevet de technicien supérieur e del Diplome
universitaire de technologie francesi».
L'istituto tecnico superiore ha senso, ricorda Profumo, soprattutto per
il rafforzamento del raccordo tra scuola e impresa. Un risultato
possibile se istituti tecnici, imprese, agenzie formative, università e
centri di ricerca sapranno progettare insieme percorsi per l'ingresso
immediato nel mondo del lavoro da un lato, ma anche per l'accesso alla
laurea magistrale dall'altro. Si tratta di immaginare una nuova classe
dirigente per l'innovazione del sistema tra formazione e lavoro a
partire dagli Its.
«Un modello già suggerito nel 1998 dall'Ocse di alta formazione»,
diceva Profumo, «basato su elementi distinti e sinergici: l'accademia
tradizionale da un lato, l'alta formazione professionalizzante
dall'altro».
Ora avrà occasione di passare dalle parole ai fatti.
(di Giovanni Bardi da ItaliaOggi)
redazione@aetnanet.org