Classi
strapiene al limite della sicurezza, servizio scolastico assottigliato
al minimo e taglio delle cattedre. E ancora: personale Ata ridotto
all’osso e presidi costretti a fare la spola fra più scuole. Ecco
l’eredità che l’ex inquilino di viale Trastevere, Mariastella Gelmini,
lascia al neoministro per l'istruzione Francesco Profumo.
Per quest’ultimo, dopo l’accanimento del governo Berlusconi
sull’istruzione statale, fare dimenticare tre anni e mezzo di tagli
indiscriminati non sarà facile. E così, all’indomani del varo del nuovo
esecutivo, questa mattina, gli studenti sono tornati in piazza “per
denunciare ancora una volta la drammatica situazione in cui versa
l’istruzione e la condizione giovanile nel nostro Paese e per delineare
quello che secondo noi deve essere il percorso di rilancio di un’intera
generazione e di tutto il Paese”, spiegano dalla Rete degli studenti.
I numeri, tenuti gelosamente sotto chiave dal ministro Gelmini per
tutto il suo mandato, rappresentano la migliore chiave di lettura per
spiegare il malessere manifestato negli ultimi anni da studenti e
dall’intero mondo della scuola.
L'unica cosa ad aumentare, in poco più di un triennio, è stata la
popolazione scolastica, cresciuta di 58mila unità, passando dai 7
milioni e 768 mila alunni del 2008/2009 ai 7 milioni e 826 mila
dell’anno scolastico in corso. Ma tutto il resto ha subito un drastico
taglio. Le classi, nonostante l’aumento degli alunni, sono calate di 10
mila unità. Per centrare questo risultato, la coppia Tremonti-Gelmini
ha manovrato due leve: ha incrementato il numero di alunni per classe
e, contemporaneamente, tagliato il servizio scolastico.
Vediamo in che modo. Tre anni fa, l’affollamento medio di una classe
era pari a 20,7 alunni, che quest’anno sono diventati 21,4. Un
incremento, apparentemente insignificante, che ha fatto aumentare
pericolosamente l’affollamento delle classi al limite della sicurezza.
Un decreto ministeriale del 1992 in materia di “prevenzione incendi per
l’edilizia scolastica” stabilisce infatti che l’affollamento massimo
delle aule non deve superare le 26 persone: un docente e 25 alunni.
Ma basta fare un giro nelle scuole italiane per comprendere che la
realtà è un’altra cosa. Nel triennio gelminiano le classi con oltre 25
alunni – e quindi fuorilegge – sono cresciute di 6 punti percentuali:
passando dal 11,6 al 17,3 per cento. Qualcosa come 60 mila classi, in
cui l’esodo in caso di incendio potrebbe diventare davvero
problematico. Con punte che superano il 37 per cento nelle scuole
dell’infanzia e del 27 per cento al superiore.
Ma l’alleggerimento di 87 mila cattedre in poco più di mezzo lustro non
sarebbe stato possibile se non si fosse operato sul taglio delle ore di
lezione e di importanti servizi. L’aumento “politico” di 4 mila classi
a tempo pieno nella scuola primaria è stato abbondantemente compensato
dal contemporaneo taglio di 8 mila classi a tempo normale, sempre nella
scuola primaria, per di più funzionanti con meno ore di lezione
rispetto a prima: 24 o 27 ore settimanali in luogo delle 30/33 del
periodo ante-Gelmini. Ma non solo. Per incrementare il tempo pieno
all’elementare del 12 per cento, l’omologo servizio – il tempo
prolungato – nella scuola media è stato sfoltito del 24 per cento: meno
4.666 classi.
Il tutto, passando attraverso un taglio generalizzato delle ore di
lezione, soprattutto alla scuola elementare – dove è stato anche
soppresso il “modulo” di tre insegnanti su due classi – e alla
superiore, dove è arrivata “l’epocale” riforma targata Gelmini, attesa
da 80 anni.
In soli tre anni, la primaria ha perso 28 mila cattedre e 30 mila la
scuola superiore. Anche il sostegno a favore dei più deboli ha dovuto
contribuire al “risanamento” del Paese. Nel 2008/2009, 175.778 alunni
disabili potevano contare sul supporto di 90.026 insegnanti di sostegno
– con un rapporto di 1,95 alunni per docente di sostegno – quest’anno,
198.672 alunni disabili vengono supportati da 97.636 insegnanti
specializzati, col rapporto che per la prima volta supera la soglia dei
due alunni per docente: 2,03 per l’esattezza.
La scure gelminiana non ha risparmiato nessuno. Il personale Ata
(bidelli, tecnici di laboratorio e personale di segreteria) è stato
ridotto di 42.700 unità, con un super taglio di 30mila posti per i
bidelli, con parecchie scuole che hanno difficoltà a vigilare gli
alunni per la carenza di collaboratori scolastici.
E che dire dell’ultima norma prevista nelle legge di stabilità che
lascerà un terzo delle scuole italiane senza preside e segretario
titolari 1. Dal prossimo anno, le scuole con meno di 600 alunni (400
nelle piccole isole e nei comuni montani) dovranno accontentarsi di un
dirigente scolastico e un capo della segreteria “reggenti”: titolari
presso un’altra scuola. Saranno 3.138 le istituzioni scolastiche che
non avranno più un capo d’istituto e un segretario a tempo pieno: un
terzo delle 10 mila scuola italiane, dove “comanderanno” i vicari.
(da La Repubblica)