Le rilevazioni Invalsi? Servono
prioritariamente a migliorare le scuole. Mi muoverò nel solco
delle scelte operate da Piero Cipollone». «L’istituto? Intendo realizzare
concretamente la piena inclusione dell’Invalsi tra gli enti di ricerca,
e infatti la legge di riordino degli enti di ricerca vigilati dal Miur
(decreto legislativo n. 213 del 31 dicembre 2009, ndr) annovera
l’Invalsi espressamente tra tali enti, indicandone puntualmente le
funzioni e le competenze». Lo dice a ilsussidiario.net Giuseppe
Cosentino, direttore generale del Miur e ora commissario dell’Istituto
nazionale di valutazione, all’inizio del suo mandato. (da
www.ilsussidiario.net di Giuseppe Cosentino)
Dottor Cosentino, cominciamo dallo
statuto. Un lavoro non facile.
Intendo procedere, mediante un confronto ampio e trasparente, a dotare
l’Invalsi di uno statuto e di una governance coerenti con la sua natura
di ente di ricerca, ivi compreso un Consiglio scientifico con
rappresentanze qualificate del mondo accademico e professionale. Per
questo occorre assicurarne l’autonomia scientifica e statutaria,
insieme ad una stabilità finanziaria e di organico congrua rispetto ai
delicati e complessi compiti che gli sono affidati. Occorre elaborare
un piano triennale di attività, che indichi a regime le competenze
permanenti e il connesso fabbisogno finanziario e di organico.
Interverrà anche sul consolidamento
dell’organico?
Sì, perché l’articolo 19 della manovra, in corso di approvazione in
Parlamento, pur in un contesto di riduzione della spesa ha stabilito
l’affidamento al commissario straordinario di un programma di
reclutamento, da completare entro il 31 agosto 2012, in relazione a
tutti i posti della dotazione organica. E ciò in deroga ai vincoli
stabiliti in materia per le altre amministrazioni pubbliche.
La manovra prevede un adeguamento del
finanziamento dell’Invalsi?
Sotto il profilo finanziario la manovra prevede un incremento di
risorse finanziarie e il loro inserimento nel «fondo ordinario per gli
Enti e le Istituzioni di ricerca», consentendo in tal modo all’Invalsi
di disporre di una «autorizzazione di spesa» permanente sul capitolo
della ricerca e non, come sinora avvenuto, di contributi finanziari
variabili, e riducibili, in ciascun anno. Avremo la possibilità di
programmare con certezza e per tempo le azioni di misurazione degli
apprendimenti e le altre iniziative previste dalle norme e dalle
direttive ministeriali.
Cosa comporterà il consolidamento
dell’autonomia dell’istituto?
L’autonomia statutaria e la definizione di un piano di attività
triennale, coerente con il piano nazionale della ricerca e con il
documento di visione strategica decennale, avverranno nel rispetto e
nel contesto più ampio di programmi internazionali di valutazione dei
sistemi scolastici e di misurazione degli apprendimenti. Tutto questo
assicurerà, come ho detto, certezza, continuità e credibilità
nell’azione dell’Ente.
Lei eredita il lavoro svolto da Piero
Cipollone. Ritiene ancora valide le sue scelte metodologiche e di
indirizzo?
Intendo muovermi nel solco delle scelte operate dall’amico Piero
Cipollone, anche tenendo conto del mio diverso ruolo di commissario
straordinario. L’obiettivo è quello di fornire alle scuole e al
sistema, attraverso le misurazioni sugli apprendimenti, dati
attendibili dai quali partire per la progettazione dell’azione
didattica e l’attivazione di progetti di miglioramento.
L’idea di una misurazione degli
apprendimenti continua ad essere al centro del dibattito scolastico.
Secondo lei l’idea di essere valutati è ormai definitivamente accettata
da docenti e scuole?
Sono convinto che l’opinione sia progressivamente mutata nel tempo e
che tra il personale della scuola ci sia ormai una diffusa
consapevolezza dell’importanza della valutazione e
dell’autovalutazione, ai fini della ricerca di soluzioni organizzative
e didattiche in grado di rispondere in modo efficace alle esigenze
degli studenti, delle famiglie e del contesto. È quindi necessario
ribadire che la funzione delle rilevazioni dell’Invalsi è prima di
tutto quella di aiutare i docenti a riflettere sul loro lavoro, e non
avrebbe quindi alcun senso «barare» sulle modalità di somministrazione
delle prove standardizzate, perché questo costituirebbe in definitiva
un autogol professionale.
Ha detto «attivazione di progetti di
miglioramento». Ma qual è, in sintesi, l’obiettivo primo delle prove
standardizzate?
Misurare, nel loro ripetersi nel tempo, non tanto valori assoluti ma il
delta di miglioramento operato dai docenti in ogni classe.
Diversamente, le classi in contesti più difficili sarebbero sempre più
penalizzate. Va piuttosto sollecitato un approfondimento sul rapporto
tra i profili di uscita e gli obiettivi di apprendimento previsti per i
diversi cicli scolastici e le caratteristiche delle prove Invalsi. Su
tutte queste questioni intendo aprire presto un confronto con le
associazioni professionali e, per la parte relativa all’organizzazione
del lavoro, con le organizzazioni sindacali.
Un aspetto importante emerso dalle
rilevazioni di questi ultimi due anni è quello della grande variabilità
di risultati che, specialmente in alcune aree del Paese, esiste tra le
istituzioni scolastiche...
Il fenomeno è noto: scuole dello stesso territorio e con il medesimo
background socio-economico-culturale, che teoricamente dovrebbero
«produrre» risultati analoghi in termini di apprendimento degli
studenti, in realtà presentano risultati diversi. Questo significa che
le possibilità di successo dipendono non tanto dalle caratteristiche
dello studente, ma dall’efficacia dell’azione della scuola. Anche in
questo caso il ruolo dell’Invalsi mi sembra veramente decisivo, per
evidenziare il problema e per capire se si tratta di una criticità
risolvibile mediante interventi mirati o se invece sono necessari
interventi di sistema. La conoscenza dei propri risultati e il
confronto con quelli di ambiti territoriali più ampi sollecita
innanzitutto la stessa scuola ad attivare processi di riflessione e di
miglioramento. Va inoltre ricordato che una norma recente, contenuta
nella legge n. 10/2011, prevede la definizione del Sistema nazionale di
valutazione, nell’ambito del quale una funzione importante, insieme a
quelle della misurazione degli apprendimenti e della valutazione di
sistema, sarà quella dello sviluppo.
In altri termini?
La norma prevede il raccordo tra le attività dell’Invalsi, quelle del
corpo ispettivo e quelle dell'Istituto nazionale di documentazione,
innovazione e ricerca educativa, che avrà compiti di sostegno ai
processi di miglioramento e innovazione educativa, e di formazione in
servizio del personale della scuola. Voglio al riguardo ricordare
l’avvio del progetto sperimentale Valutazione per lo sviluppo della
qualità della scuola promosso dal Ministero in collaborazione con la
Fondazione Agnelli, cui hanno aderito su base volontaria 77 scuole,
finalizzato proprio a verificare criteri, strumenti e metodi di
«miglioramento» degli apprendimenti e, più in generale, della qualità
delle singole istituzioni scolastiche, tenendo ovviamente conto del
contesto socio-culturale in cui opera ciascuna scuola.
Connesso al tema del miglioramento
dell’offerta formativa delle scuole, c’è quello della pubblicità dei
dati. Le scuole sono in grado di leggerli e di «usarli»?
In realtà chi lavora nella scuola sa bene che l’Invalsi, oltre ai
rapporti sull’andamento generale del sistema destinati principalmente
ai policy makers, fornisce in via riservata e personalizzata a ciascuna
scuola i risultati analitici classe per classe e domanda per domanda. I
dati sono inoltre leggibili in base a varie categorie di analisi:
risultato globale della classe, andamento per genere (maschile e
femminile), andamento degli studenti italiani rispetto ai non italiani
di prima e seconda generazione, andamento degli studenti con percorsi
«regolare» rispetto a quelli anticipatari o posticipatari. Si sta
lavorando per introdurre modalità sempre più facilmente e
immediatamente utilizzabili per l’analisi e l’interpretazione dei dati,
come è avvenuto lo scorso anno con i nuovi grafici.
Che ruolo spetta, in questo quadro,
ai dirigenti scolastici?
Nel quadro di un ordinamento scolastico che valorizza la flessibilità
curricolare e che fa delle prove standardizzate un elemento di sostegno
per i docenti e di garanzia per gli alunni e per i genitori, si
rafforza, rispetto al precedente ordinamento, il ruolo del dirigente
scolastico come leader educativo. Il dirigente ha il compito di
promuovere l’elaborazione di un progetto condiviso, di concorrere a
costruire la comunità professionale nell’ambito della comunità
scolastica, di promuovere lo sviluppo professionale e la motivazione di
tutto il personale e di relazionarsi con tutti gli stakeholders. Siamo
ben oltre la pura managerialità.
Quali sono i prossimi obiettivi
dell’istituto?
Innanzitutto occorre dare al più presto alle scuole e a tutti i
soggetti interessati una informazione completa e precisa in merito alle
rilevazioni che l’Invalsi dovrà realizzare nel prossimo anno
scolastico, in modo che ciascuno abbia una visione chiara delle cose da
fare e possa programmare per tempo le attività e le risorse necessarie.
Contemporaneamente, è indispensabile assicurare all’Invalsi una
struttura operativa adeguata ai compiti da svolgere.
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