Quello che si sta volgendo alla fine è uno
degli anni scolastici più turbolenti della storia recente della scuola.
Inaugurato con le occupazioni e le proteste dello scorso autunno,
adesso si concluderà il suo iter con altrettante proteste.
A mobilitarsi sono nuovamente gli istituti di tutti i livelli di
istruzione, dalle elementari agli studi superiori, ognuno a suo modo,
contro la riforma generale del ministro dell’Istruzione Maria Stella
Gelmini. Il timore comune è quello di ritrovarsi l’anno prossimo in
situazioni ancora peggiori delle attuali.
I primi a tremare sono i precari, da anni ormai abituati ad essere
assunti a settembre e poi licenziati a giugno, che però a causa dei
progressivi tagli ai fondi della scuola, rischiano di non venir
richiamati per l’anno scolastico 2011-2012. Per tale motivo nei
prossimi giorni organizzeranno mobilitazioni continue di fronte al
ministero di Viale Trastevere.
Agli insegnanti si aggiungono sia i genitori che gli alunni,
preoccupati per le sorti del sistema d’istruzione pubblica stritolato
nella morsa del risparmio che già ha tagliato il numero delle ore
d’insegnamento nonché il numero degli insegnanti.
Soltanto a Roma e provincia, per il ciclo delle elementari del prossimo
anno è in previsione un’ecatombe, che si va ad aggiungere ai tagli già
effettuati negli anni precedenti: 111 classi a tempo pieno già attive
tagliate, 52 nuove classi a tempo pieno non avviate, 450 insegnanti di
inglese cancellati, l’incremento degli alunni per classe o aule
accorpate, insegnanti di sostegno dimezzati e per concludere riduzioni
del personale non docente. Contro tali disposizioni genitori, nonni e
insegnanti si sono riuniti di fronte al ministero e hanno occupato
alcuni istituti. Le forme di protesta sono le più varie, che non solo
coinvolgono gli stessi bambini, che esibiscono i loro piccoli panni
intimi ad indicare quello che rimane della scuola, ma è stata persino
coinvolta una povera asina, simbolo di quello che diventeranno gli
studenti a forza di tagli. Le richieste, comunque, sono per tutti
le stesse: reintroduzione del tempo pieno per agevolare le famiglie con
ambedue i genitori lavoratori, il reintegro degli insegnanti, in
particolar modo quelli d’inglese e il limite massimo di alunni fino a
28 per classe. Un’altra forma di protesta, sempre promossa dai
genitori, sarà quella di sommergere di fax i dirigenti ministeriali per
chiedere il rientro dei docenti tagliati.
Poi sarà la volta dei Cobas della scuola, che aspettano il vaglio degli
scrutini di metà giugno per far sentire la loro voce. La minaccia
infatti è quella di far slittare oltre 20 mila scrutini finali,
ovviamente tralasciando quelli propedeutici agli esami.
“Sarà uno sciopero contro la scuola-miseria, per la cancellazione dei
tagli degli organici, l'assunzione dei precari su tutti i posti vacanti
e disponibili, l'apertura immediata della trattativa per il contratto
con adeguati aumenti salariali, l'inserimento nella Finanziaria delle
somme per la restituzione degli scatti di anzianità scippati, contro lo
strapotere dei presidi-padroni, per la restituzione a tutti del diritto
di assemblea”: riassume Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas.
Ed in ultimo vi sono gli studenti delle superiori che a causa delle
nuove norme gelminiane che regolano la frequentazione minima della
scuola e le diverse occupazioni di protesta che si sono succedute
questo inverno, rischiano la bocciatura. Secondo i calcoli della rete
degli studenti, a rischio vi sarebbero in Italia circa 20 mila studenti
che avrebbero superato i 50 giorni di assenza senza una valida
giustificazione. La legge ideata dalla Gelmini infatti era soprattutto
mirata a controllare l’assenteismo scolastico, ma rischia di diventare
uno strumento di vendetta di quei presidi che lo scorso autunno hanno
“subito” le occupazioni. Purtroppo la Gelmini, nella sua riforma, ha
previsto una notevole autonomia di comportamento per gli istituti, in
modo da poter conteggiare le assenze a seconda del piano scolastico che
hanno adottato. Infatti vi sono presidi che considerano le
occupazioni come assenze, anche se in realtà i ragazzi erano presenti
nell’istituto autogestendosi, e vi sono altri che invece sono più
tolleranti, visto che comunque gli studenti erano presenti. Ma se le
autogestioni, che in molti casi hanno bloccato il regolare svolgimento
delle lezioni anche per 25 giorni di fila, vengono considerate assenze,
salvarsi dalla mannaia della bocciatura resta veramente difficile,
anche se poi si crea una tremenda ingiustizia rispetto agli istituti
che applicheranno leggi meno rigide. Per molti direttori
scolastici infatti “Sarebbe sbagliato e diseducativo bocciare chi ha
tutte le sufficienze solo perché ha superato il tetto delle assenze”,
anche se altri ancora sottolineano che, con un ammontare così
consistente di assenze, è particolarmente difficile riuscire ad
ottenere voti sufficienti per la promozione.(da http://www.rinascita.eu)
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