Caro signor Presidente
del Consiglio,
perché tanto livore, tanta orda ed orgia di parole contro la
scuola pubblica e i suoi insegnanti che con tanto amore e pazienza ogni
giorno svolgono il proprio lavoro in cambio di una sussistenza precaria
e di un precario status giuridico? Sono tutti comunisti? Anche i libri
di testo, con la complicità di editorie amiche, sono tutti
ideologicamente schierati dalla parte “comunista? Libri falsi e
bugiardi? Ma chi gli ha inculcato queste fisime? Donde nasce, signor
Presidente, codesto suo farneticare? La scuola pubblica, nella sua
travagliata lunga storia post-resistenziale, ha avuto, un ruolo
nobile fondamentale nella crescita morale e culturale di questo
paese, è stata il rullo compressore che ha schiacciato l’analfabetismo,
la forza motrice che ha favorito la costruzione del
progresso civile e democratico di questo paese, emancipando le masse
dalla schiavitù dell’ignoranza! La scuola pubblica è stata la scuola di
tutti, “aperta a tutti”. Possibile che sia stata, da più di
sessant’anni, la scuola pubblica in mano -come Lei sostiene-
ai comunisti, senza che ce ne siamo accorti?
Dopo la sua sfuriata contro gli insegnanti della scuola pubblica,
tutti- a suo dire- comunisti e colpevoli di avere “inculcato”
mostruose ideologie di sinistra ai giovinetti ignari, mi sono
detto: vuoi vedere che anch’io, illo tempore, sono stato
“inculcato “ e plagiato sui banchi di scuola da qualche docente
comunista, senza saperlo?. Considerato che a tutt’oggi, non più
giovane, certe ingiustizie io non le sopporto, e mi attrae ancora
la piazza per manifestare , in mezzo ai giovani, contro le
guerre, a favore della pace, contro la disoccupazione, a favore del
lavoro, contro la fame nel mondo, contro le dittature, a favore della
libertà e della democrazia , ecc.ecc., chissà se, me insciente,
non abbia avuto nel corso della mia formazione qualche insegnante
comunista che ha iniettato dentro il pensier mio il pestifero
germe delle sue idee? E così, per scrupolo di coscienza, ho fatto una
anamnesi: ho ripercorso nella memoria gli anni della mia formazione
scolastica, educativa e culturale. Nulla, signor Presidente, non ho
trovato nulla, neppure un sintomo di patologia che potesse dirsi
comunistoide!
Me puero, mi sono rivisto alle scuole elementari, con la
preghiera mattutina e il segno della croce prima di iniziare le
lezioni. Il mio maestro “unico”, non so se fosse” chierico rosso
o nero” , ma ricordo che era una brava persona, di una
sensibilità deamicisiana, all’antica, di sani principi non negoziabili,
comprensivo ma rigoroso;ogni tanto qualche ceffone, ma per affetto; da
lui appresi- mi ricordo- il riguardo dovuto ai superiori, e il rispetto
e la lealtà verso i compagni, il senso dell’onestà morale e
intellettuale ( oltre che a leggere, a scrivere e a far di conto) Le
pare -signor Presidente -che uno così, che ci faceva
cantare “Fratello d’Italia” e “Il Piave mormorava”, potesse essere un
pericoloso comunista? Un lupo mangiapreti travestito con pelle
d’agnello? Se dalle scuole elementari passo alle medie il
ricordo che affiora alla mia mente, più struggente e poetico, è quello
del mio professore di Lettere: gozzaniano, fedele amante delle
“buone cose di pessimo gusto” e fissato col latino. Non gli interessava
affatto la politica; è una cosa sporca –diceva-; viveva zitello,
con il gatto e con la vecchia madre in un appartamentino da travét,
pieno di libri e di pesanti odori. Da lui appresi un metodo di
studio, e il piacere di memorizzare le poesie più belle e le frasi
latine più sentenziose. Grammatica e sintassi latina sul Tantucci.
Vocabolario latino: Campanile e Carbone. Libri comunisti? Non so. Il
liceo, rigorosamente classico e ordinario,( non erano stati inventati
ancora gli I.D.E.I e i PON) si apre al ricordo come
il periodo più bello della mia giovinezza: si aprirono nuovi e più
vasti orizzonti; maturò un pensiero più consapevole e problematico, più
smanioso di conseguire “virtude e conoscenza” .Si cresce-
Presidente - si cresce. La politica cominciava a fare capolino dentro
la mia testa, ma mi appassionava di più lo studio della letteratura del
Sapegno, abbinato alla antologia del Pazzaglia; della filosofia appresa
sui tre volumetti del La Manna; della letteratura latina. di Concetto
Marchesi, e di quella greca del Perrotta. Non so, forse qualcuno di
questi autori, o più di uno, sarà stato comunista, per fatti
propri, ma che libri - signor Presidente – che libri, e che
professori in gamba ho avuto!
Ecco - signor Presidente -, ora che mi ricordo: forse, un po’ di febbre
comunista l’ho presa ai tempi dell’Università, lì,
forse, ho avuto qualche “inculcamento”di sinistra.. Che
anni terribili quegli anni di fine ’60 e
inizio dei ’70 ! Anni portentosi: si aprivano i riti della
contestazione studentesca; le lotte razziali e la guerra del
Vietnam scuotevano le coscienze degli Stati Uniti e
le piazze di tutto il mondo occidentale si mobilitavano per protestare
contro il capitalismo guerrafondaio, mentre l’Unione Sovietica
reprimeva coi carri armati gli aneliti di libertà dei suoi
satelliti europei , Martin Luther King moriva colpito alla testa da un
colpo di fucile lasciando il suo sogno come testamento ecc. ecc.
Forse dovette succedere a quel tempo che attecchì
qualche germe di “sinistra “ che non ha smesso di dare i suoi
frutti poi, nel mio tempo avvenire!
Io confesso :
da allora ho condiviso con Martin Luther King l'ottimismo creativo
dell'amore e della resistenza non violenta; con don Milani l’idea
che l’ingiustizia peggiore che si possa commettere è quella di fare
parti uguali tra diseguali, e che i padroni vincono sempre solo
perché possiedono più parole dei loro sottoposti ecc. ecc.; con
Gramsci, che la verità è sempre rivoluzionaria; e che
bisogna avere il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della
volontà; da Marx , che “non è la coscienza che determina la vita , ma
la vita che determina la coscienza “
Sono stato comunista, per questo?
Nuccio Palumbo
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