Arriva "Precari. Storie di un'Italia che
lavora" di Marianna Madìa: dalle leggi in Parlamento alle vicende dei
singoli lavoratori, le proteste sui tetti e i gesti disperati. Il
cinismo del governo, le proposte del Pd, il problema delle pensioni
future
E' un viaggio nel mondo dei precari quello offerto da Marianna Madìa.
Ma non è un viaggio univoco. "Precari. Storie di un'Italia che lavora"
(edizioni Rubbettino) si muove infatti su un doppio binario: da una
parte le vicende dei singoli lavoratori e i casi più clamorosi degli
ultimi anni, dall'altra la situazione in Parlamento a partire dal 2008,
dopo l'insediamento del governo Berlusconi che ha avviato un duro
attacco ai diritti.
Marianna Madìa, dottore di ricerca in Economia del lavoro e giovane
deputata del Partito democratico (classe 1980), è chiara fin
dall'inizio: "Non è un trattato preciso sul precariato né una ricetta
'sicura' per sconfiggerlo - spiega nel primo capitolo -, ma un racconto
- indubbiamente personale e parziale - di tre anni di politiche del
lavoro del governo di centrodestra e di come l'opposizione del Partito
democratico abbia lavorato su questi temi". Lo conferma il segretario
generale della Cgil, Susanna Camusso, che firma la prefazione: "Non so
se è un saggio o un diario, se è un'analisi o una riflessione. Ma so
per certo che c'è in esso una chiave per leggere l'oggi".
Il libro inizia illustrando il contratto unico di inserimento
formativo, ovvero la proposta del Pd per affrontare i problemi del
mercato del lavoro: con questo strumento si rovescia la logica degli
incentivi, spiega la deputata, i soldi vanno all'azienda non per
l'entrata del lavoratore, ma per la sua permanenza e formazione.
Dinanzi a un'ipotesi molto discussa, l'autrice la difende ma fa
esercizio di umiltà: "Non penso, comunque, che una singola proposta
basti come soluzione di tutti i mali. Occorre un grande sforzo
intellettuale complessivo per affrontare la precarietà".
Il volume, come detto, non si limita a illustrare una posizione
politica in senso stretto. Si sofferma anche sull'aspetto sociale della
crisi, aggravata dall'azione dell'esecutivo: ecco allora il decreto
112, la cosiddetta legge "ammazza precari", che tra l'altro porta al
licenziamento di una serie di casellanti della autostrade: i giudici
hanno riconosciuto il diritto al posto a tempo indeterminato, ma lo
spietato provvedimento del governo permette di licenziarli con poche
mensilità di liquidazione. Non si può che registrare la loro rabbia:
"Vincere con delle regole e poi trovarsi in difficoltà perché queste
regole cambiano è insopportabile", fa notare Madìa.
L'Italia impoverita dalla recessione, sotto la lente dell'autrice,
ospita una serie di storie simboliche dettate dalla disperazione: c'è
la rapinatrice con la carrozzina, che assalta le banche portandosi
dietro il figlio di sette mesi. In realtà è una vittima della
disoccupazione, come spiega dopo il suo arresto. Poi le quattro donne
italiane di Padova, che non trovano lavoro e scelgono di prostituirsi.
E ancora i suicidi dei lavoratori del Nord, soprattutto giovani. Altri
invece continuano a lottare: come gli addetti di Nortel, tutti
altamente qualificati (ingegneri, informatici, responsabili
commerciali) che nell'ottobre 2009 salgono sul tetto dell'azienda di
information technology che ha annunciato la chiusura. "Quello dei 38
lavoratori Nortel è un messaggio volutamente forte: state licenziando
il nostro futuro", così la deputata commenta le gigantografie dei figli
dei lavoratori.
Ma non esistono solo politici cinici e distratti, come il ministro
Brunetta che definisce "capitani di ventura" i ricercatori degli
istituti pubblici in perenne condizione di precarietà. Ci sono anche
esempi positivi: Madìa ricorda il caso della Regione Lazio, che con la
giunta Marrazzo ha istituito un "reddito minimo" di circa 600 euro per
tutti i disoccupati, senza differenze tra tipologie di precari. Secondo
la scrittrice, il Lazio è riuscito a fornire un aiuto decente a quasi
10mila persone.
In ogni caso, nella sua riflessione consapevole, il libro ammette la
difficoltà complessiva dello scenario italiano segnato da cassa
integrazione, mobilità e scarsa indennità di disoccupazione:
"Combattere la povertà, l'esclusione sociale, dare diritti e garanzie a
chi non ne ha, non è uno scherzo - si legge -. Farlo a costo zero è
impossibile. Abbiamo bisogno di un governo che investa risorse". Tra i
problemi maggiori, Madìa segnala quello delle pensioni partendo da una
dichiarazione del presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua: "Se
dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati
rischieremmo un sommovimento sociale".
Gli assegni per i precari saranno quindi sotto i livelli minimi di
sussistenza. Allora cosa fare per scongiurare la "guerra
generazionale", l'immagine evocata dallo scrittore Martin Amis? La
risposta del libro: garantire una pensione con tasso di sostituzione
almeno al 60%. Assicurarla a tutti, indipendentemente dalla posizione
lavorativa, perché "al di sotto si scivola nella più nera indigenza".
(Precari. Storie di un'Italia che lavora - Marianna Madìa - Edizioni
Rubbettino - 105 pagine - 10 euro) (di Emanuele Di Nicola
da rassegna.it )
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