Le ho tutte le
aggravanti: docente della scuola statale, del sud, compagna per anni di
una “toga rossa”, dirigente di partito, non berlusconiana, infine,
maiuscolo, di SINISTRA e dunque eversiva. Affascinata da un ideale
terribile, pardon, ideologia: combattere le diseguaglianze sociali e
battermi per i diritti civili. Praticamente una criminale. Credevo di
essere una moderata: mi sono svegliata eversiva.
"No, ragazzi, la questione non merita un commento". Avrei detto in
altri tempi. "E’ ridicola". Avrei detto in altri anni. Ettepareva,
pensavo invece qualche settimana fa al ripetuto attacco contro la mia
categoria. E oggi ancora. Ma dai..Basta. Se non fosse che la parola
“barzelletta” suona ormai fastidiosa, direi che proprio di barzelletta
si tratta. Comincio a pensare che tra un po’ mi suoneranno alla
porta..
Di nuovo? Contro i “docenti di sinistra”? Con tutto il fango realmente
condannabile, giusto ai docenti deve andare il suo pensiero? Valori? A
chi e da che pulpito? Quo usque tandem, berluskoi, abutere patientia
nostra? Quante volte lo devo ripetere che la scuola s’è rotta?
Pover’uomo, toglietegli il microfono, curatelo, come disse la Veronica.
E’ malato. Lo ha detto lei.
E’ lo stesso uomo che le figlie più fresche di quelle famiglie se le
invita a cena fino all’alba. Che ci fa una diciottenne fino all’alba
con un anziano nonno settantenne? Ripasso di valori validi? Che valore
ha una serata uggiosa? Piuttosto, che prezzo ha. Fosse solo per una
questione di stile.
Si togliesse di bocca la parola famiglia, l“Habemus nonnum” o
“nonnullum”. Mica sbaglia il nonno presidente quando mi accusa che a
volte dissento dalle famiglie, che a volte remo contro le idee e i
valori inculcati dalle famiglie di alcuni dei miei alunni: furbizia,
malaffare, ignoranza. Contro le mamme che chiedono alle figlie quanto
le ha pagate quel “vecchio taccagno”. Sono queste le famiglie che
bazzicano intorno ad Arcore? Penso siano ben altro le famiglie
italiane.
Io, docente di sinistra, mi ostino a farli studiare nonostante mille
altri interessi li allontanino dai libri e dalle idee: le sue
televisioni su tutto. E’ una palese eversione, un attacco alla
“libertà” educativa? Farli studiare? Perché è notorio: alle private non
studiano, hanno un bonus per l’ignoranza.
“Mi consenta, professoressa, ma lei è matta? Li mandi a lavorare, mica
si mangia coi suoi libri zeppi di storture ideologizzate”.
Voce del verbo comprare. "E’ malato". Voce del verbo vendere. Mala
tempora. Avrebbe detto persino Gianburrasca, se fossimo qualche lustro
fa. Ma che disegno del mondo vuol fingerci?
La verità è ancor più evidente: non ci sono preoccupazioni
educativo-pedagogiche in tutto ciò, c’è solo ricerca di consenso: da un
lato tra le gerarchie cattoliche, detentrici di un piccolo impero
economico-ideologico, cioè i loro istituti scolastici, e dall’altro in
quella parte di elettorato che rappresenta lo zoccolo duro per
Berlusconi: cattolico e di livello scolastico medio basso. Attenzione:
non è un giudizio, è un dato.
Mi ostino ad essere “non berlusconiana”, piuttosto che contro. Vorrei
proprio che non ci fosse, altro che dedicargli le mie parole, o
spendere tutto questo tempo a contraddirlo. Perché è ormai così
ridicolo, grottesco, ridondante che il “contro” mi sembra un avverbio
esagerato. E’ giunta l’ora di parlar d’altro. Purtroppo le ricadute
sono Tremonti e la Gelmini e i loro tagli che affannano le mie
giornate, come si fa a non pensarci?
Fosse solo lui…Provo sconcerto non per il personaggio, che ormai non
sorprende ma deprime; mi sconcerta, mi spaventa, mi terrorizza la parte
di paese che dimostra di non capire o, peggio, non capisce. Perché è
più scemo il Carnevale o chi gli va dietro?
Inorridisco alla vista di una felpa per ragazzine al mercato con la
scritta “rubacuori” e urlo al pensiero di chi ci ride su, di chi ci
sorride su, ma ancor più di chi rimane indifferente e zitto. Mi
terrorizza il silenzio degli onesti, non il vociare cicisbeo con
annesso panino e coca cola davanti alla procura di Milano.
Mi terrorizza il silenzio rassegnato di centinaia di migliaia di miei
colleghi, quello sì che mi disorienta e sempre di più. Come se davvero
da un minuto all’altro qualcuno dovesse bussare alla loro, alla mia,
porta. (da l'Unità.it di Mila Spicola)
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