Le toghe rosse a
quanto pare non si annidano soltanto alla procura di Milano. A
dolersene oggi non è più soltanto Berlusconi coi suoi guai giudiziari
vecchi e nuovi. Il ministro Brunetta con la sua riforma del
pubblico impiego (dlgs.150/10), viene stoppato da nord a sud dai
giudici del lavoro che ribadiscono la validità piena dei vecchi
contratti e quindi della contrattazione integrativa , rinviando
merito e premialità a tempi migliori.
Anche la ministra Gelmini con la sua riforma epocale della scuola è
messa in croce dai giudici. Prima il Tar del Lazio, poi i rilievi e le
obiezioni del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti. Mentre su
precariato e graduatorie si sta giocando una partita a tre mani.
Dopo le sentenze del Tar del Lazio, la sentenza della Corte
Costituzionale, e il commissario ad acta sulle graduatorie per
l’inserimento a pettine, intervengono come una valanga inarrestabile i
giudici del Lavoro, su stabilizzazione e carriera dei precari,
condannando il ministero a risarcimenti non più sostenibili.
Se le oltre 50mila impugnative, pervenute al MIUR il 23 gennaio per
rivendicare ruolo e carriera, venissero accolte dinanzi ai giudici
del lavoro, l’esborso a carico dell’Erario si aggirerebbe
attorno a 4 miliardi di euro.
E’ per tale motivo che la Gelmini sta cercando disperatamente di dare
delle risposte nel medio periodo ma anche e soprattutto nell’immediato..
Intanto ordina ai vari USR di resistere al Commissario ad acta e di non
applicare alcun inserimento a pettine nonostante la sentenza n.41/11
della Corte Costituzionale .
Il 19 aprile scade il termine per ottemperare. In caso contrario i
ricorrenti non avranno altra via per far valere i loro diritti che
ricorrere al giudice penale denunciando la Gelmini per omissione di
atti d’ufficio . A complicare ulteriormente le cose ci si è messa anche
la Suprema Corte di Cassazione che ha spostato dal Tar al giudice
ordinario la competenza in materia di graduatorie concorsuali.
Ma questa novità che potrebbe far guadagnare tempo e risparmiare denaro
nel breve periodo, non fa comunque dormire sonni tranquilli alla
Gelmini. presa com’è da vera e propria psicosi giudiziaria.
La valanga di ricorsi su stabilizzazione e carriera dei precari,
potrebbe far saltare il banco, provocando la bancarotta del Ministero.
Il tanto strombazzato piano della Gelmini di stabilizzazione dei
precari in 7-8 anni, puntando tutte le carte sul turn-over potrebbe non
bastare.
Le 15mila assunzioni all’anno preannunciate (65mila nel quadriennio)
sono in effetti ben poca cosa, quasi la metà delle cessazioni.
Ecco allora che si rende più che mai necessario un intervento di natura
legislativa che sterilizzi e aggiri la norma comunitaria che impone la
non discriminazione retributiva tra tempo determinato e indeterminato a
parità d’anzianità, col corollario della stabilizzazione dopo un
triennio.
Ancora una volta si cerca di annullare l’azione della magistratura e
quindi di uscire dalla psicosi giudiziaria modificando le regole in
corso d’opera, non importa se ad imporcele questa volta sia l’Europa.
E quanto succederà anche alle graduatorie ad esaurimento. Si tornerà
alle graduatorie principali senza più code e senza più pettine,
aggiornando posizione e punteggio nelle stesse province d’inserimento
del 2009 .
“Dura lex sed lex” dicevano i latini ma in questa incredibile Italia
del 2011 se la legge non coincide più con gli interessi di chi ci
governa e la magistratura gli dà torto, allora si cambiano le carte in
tavola . E’ già accaduto, sta accadendo e temo che accadrà ancora fino
a quando non torneremo ad essere un Paese normale, cittadini di uno
Stato di diritto e non sudditi. (da ScuolaOggi di Pippo Frisone)
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