Indecorosi.
Una vera pantomima la riunione di venerdì scorso a Palazzo Chigi,
durante la quale è stata presentata l'intesa per la gestione del regime
transitorio per quanto attiene l'applicazione del Decreto Brunetta. Il
testo era stato condiviso in precedenza con CISL e UIL, stante il fatto
che, mentre il Ministro Brunetta non ne aveva avviato ancora la
lettura, già alcuni siti sindacali pubblicavano l'Intesa, la scheda
tecnica e persino il volantino.
Evidentemente CISL e UIL hanno voluto soccorrere un Governo scosso
dalla questione morale che coinvolge Berlusconi e quindi incapace di
rispondere agli interessi generali del Paese. Firmando l'accordo si è
voluto avallare, inoltre l'applicazione di una legge inutile anzi
dannosa, rinunciando ad evidenziare e tentare di modificare le
contraddizioni ed i problemi che apre il decreto legislativo
150.
Il contenuto dell'accordo ha la finalità di definire una intesa per la
gestione del regime transitorio per quanto attiene l'applicazione del
Decreto Brunetta alla luce del blocco dei contratti previsto dalla
manovra di luglio. Vediamo nel dettaglio i contenuti.
Punto per punto i contenuti dell'accordo
Il primo punto enuncia le premesse sulle quali si basa l'intesa: DLgs
150/2009, accordo separato relativo agli assetti contrattuali del
gennaio 2009 e accordo separato dell'aprile 2009 sul pubblico impiego.
Nella premessa quindi si citano i due accordi separati che la CGIL non
ha firmato quali punti di riferimento sui quali disegnare un nuovo
sistema di relazioni sindacali. È evidente la volontà delle parti
firmatarie di estromettere la CGIL da questa intesa.
Vogliamo ancora ricordare che l'accordo separato sul pubblico impiego è
persino peggiore dell'accordo sul modello contrattuale firmato nel
gennaio 2009. Infatti recepisce tout court i contenuti della legge
Brunetta (L.15/2009), riducendo quindi le prerogative del contratto
nazionale e della contrattazione decentrata. Il nostro commento
Il secondo e il terzo punto riguardano l'applicazione dell'art. 19 del
DLgs Brunetta (la classifica dei dipendenti 25-50-25). Si afferma che
per effetto dell'applicazione di tale norma, gli stipendi non potranno
essere decurtati (sic!) e che le risorse utilizzabili per la classifica
saranno quelle previste dal cosiddetto dividendo dell'efficienza, cioè
le eventuali economie determinate dall'applicazione della legge
133/2008. Questo significa che si impiegheranno i risparmi (pochissimi
e solo per il comparto università e ricerca) per premiare una
piccolissima parte dei lavoratori, mentre gli altri resteranno al palo
con gli stipendi bloccati per i prossimi tre anni.
Ricordiamo inoltre che l'applicazione dell'art. 19 è legata al rinnovo
del Contratto nazionale che dovrà definire le quote del salario
accessorio da destinare a tale finalità. Ancora: per i docenti della
scuola e Afam e i ricercatori degli EPR, dovrà essere emanato uno
specifico DPCM per l'applicazione di tale norma. Infine nel comparto
scuola non sono stati previsti gli Organismi indipendenti di
valutazione dai quali dipende la definizione della cosiddetta
classifica.
Il quarto punto prevede la costituzione di commissioni bilaterali per
monitorare i risultati prodotti dalla riforma Brunetta. Questo
significa che lo stesso sindacato si incaricherà di verificare se il
decreto 150 funziona o meno.
Il quinto punto prevede che il Governo emani entro 15 giorni un atto di
indirizzo all'Aran per la definizione di un accordo quadro che regoli
le relazioni sindacali sulla base del Decreto Brunetta e dell'accordo
separato del 2009.
Questo punto significa che si mettono nel cassetto gli attuali
contratti nazionali e si definiscono altre regole sulle relazioni
sindacali, abbassando il livello di tutela delle lavoratrici e dei
lavoratori.
La FLC Cgil in questi mesi si è spesa per difendere la validità dei
CCNL e le prerogative della contrattazione decentrata in tutte le sedi
di lavoro e questa battaglia sindacale ha pagato, portando alla
chiusura di migliaia di contratti senza che questi recepissero le
assurde imposizioni del decreto Brunetta. Tra l'altro molte sentenze
confermano che fino al rinnovo dei contratti nazionali non si può agire
unilateralmente sulle materie oggetto di contrattazione integrativa.
L'accordo separato mette in discussione tutto ciò e vorrebbe cancellare
il lavoro, spesso unitario, messo in campo dalle nostre sedi sindacali
e dalle RSU.
La CGIL non firma, perché…
La CGIL non ha firmato questo accordo per i motivi di merito sopra
esposti e soprattuttoin quanto non vi è traccia delle vere emergenze:
precariato, blocco dei contratti e contrattazione integrativa, scatti
di anzianità ed elezioni RSU.
precariato: non c'è alcuna soluzione perle migliaia di precari che per
effetto della manovra di luglio saranno licenziati e per il precariato
del comparto scuola
blocco dei contratti e contrattazione integrativa: non si affronta la
questione salariale che riguarda oltre tre milioni di dipendenti
pubblici; non si ribadisce la validità del contratto nazionale e le
prerogative della contrattazione decentrata;
scatti di anzianità: nessuna certezza sulle risorse dei prossimi due
anni;
elezioni RSU: una vera emergenza democratica, nessuna assunzione di
responsabilità da parte dei sindacati firmatari rispetto alla
definizione delle procedure per il rinnovo delle rappresentanze
sindacali unitarie.
In una situazione in cui aumenta l'inflazione e il prelievo fiscale per
i lavoratori dipendenti, in cui la disoccupazione è a livelli
elevatissimi, il primo problema dei lavoratori e delle lavoratrici è
come applicare la legge Brunetta?
A questa domanda vorremmo che i sindacati firmatari rispondessero con
chiarezza. Noi non siamo interessati a lanciare salvagenti al Ministro
Brunetta e alla sua disastrata riforma, a noi interessa la tutela dei
lavoratori e delle loro condizioni di lavoro.
Per queste ragioni abbiamo proclamato lo stato di agitazione di tutto
il personale e metteremo in campo tutte le iniziative necessarie
insieme alla CGIL e a FP CGIL. (da Flc-Cgil)
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