Ignazio Silone scrisse "La scuola dei dittatori" nel 1938, durante
l'esilio in Svizzera. In esso, immagina che un americano, Mr Doppio Vu, e il suo ideologo, Prof.
Pickup, siano in viaggio in Europa per imparare l'arte della
dittatura. Incrociano così un fuoruscito antifascista italiano, Tommaso il Cinico, che li aiuta a
capire alcuni concetti chiave sulla conquista del potere.
Riporto alcuni passaggi dell'ottavo capitolo ("sull'inutilità dei
programmi e la pericolosità delle discussioni e sulla tecnica moderna
per suggestionare le masse") perché li trovo interessanti e, a modo
loro, attuali. Chi parla è, appunto, lo spregiudicato esule in vena di
lezioni.
"Se devo dare consigli sinceri a un aspirante dittatore, non nego che
sarebbe proprio di una sana vita pubblica se la gara tra i partiti si
svolgesse mediante la contrapposizione di programmi politici ed
economici. Ma il fascismo nasce in un clima del tutto diverso. Esso
lancia, sì, rivendicazioni immediate o slogans al fine di accaparrarsi
l'appoggio delle forze sociali di cui ha bisogno, ma per il resto si astiene dal formulare
un programma ricostruttivo. In sua vece il fascismo propaga
un'ideologia raffigurata in simboli della razza o della nazione. Se voi
mirate al successo, Mr Doppio Vu, dovete attenervi a questa regola: dovete gettare
il discredito sul sistema tradizionale dei partiti e sulla stessa
politica, renderli responsabili di tutti i mali della patria e aizzare
contro di essi l'odio delle masse"
"Discutere? Persuadere? Sarebbe una
pazzia. Un aspirante dittatore non deve fare appello allo spirito
critico degli uditori. Egli ne sarebbe la prima vittima. Un capo
fascista deve saper trascinare infiammare esaltare i suoi uditori,
ispirando disprezzo e odio verso i perdigiorno che discutono. 'Le
chiacchiere non riempiono lo stomaco', ecco uno slogan efficace
contro i politicanti tradizionali. Tutto quello che il capo fascista
dirà, sarà enunciato nella forma dell'evidenza, in modo da non dare
adito al minimo dubbio o discussione. Locuzione
come 'può darsi', 'forse', 'a me sembra', 'salvo errore', saranno
rigorosamente evitate. Ogni invito alla discussione sarà respinto. 'Non
si discute sulla salvezza della patria', 'non si discute coi
traditori', 'i disoccupati aspettano lavoro e non parole', ecco
risposte che ogni seguace approverà"
Ignazio Silone, La scuola dei dittatori, Mondadori, 1962
(da http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/02/la-scuola-dei-dittatori.html)
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