Quattro anni fa,
venne sopresa da una collega in un’aula della scuola media «Segantini»
di Nova Milanese in atteggiamenti ben più che equivoci con cinque dei
suoi studenti. Ieri, invece, i carabinieri si sono presentati nella sua
abitazione di Pietracalla (Campobasso) per eseguire un ordine di
carcerazione emesso dalla Procura generale di Milano. Così, D.E.G., di
origine molisana, è stata arrestata con l’accusa di violenza sessuale
aggravata e corruzione di minori. Era il 2007 quando la donna - oggi
37enne - venne condannata in primo grado a 2 anni e 10 mesi di
reclusione, sentenza solo leggermente ammorbidita in Appello (2 anni e
4 mesi) nel dicembre scorso.
La vicenda della sexy-prof scoppia nell’autunno del 2006. Quando
l’insegnante - una supplente di matematica - entra nell’istituto di
Nova Milanese, piccolo comune in provincia di Monza. Dopo poche
settimane, scoppia lo scandalo. La supplente si presenta nella palestra
della scuola e dice al docente di educazione fisica che cinque alunni
della sua classe, in quel momento impegnata nella lezione di
ginnastica, hanno bisogno di un’ora di ripetizioni. Terminata l’ora,
l’insegnante di educazione fisica decide di andare a cercare i cinque
ragazzi nell’aula di sostegno. Ed è lì che si trova di fronte a quello
che assomiglia al set di un film a luci rosse. La ragazza è impegnata
in un rapporto orale con uno dei ragazzini, altri due si stanno
masturbando, e gli ultimi due aspettano il loro turno. Il primo è un
15enne, gli altri hanno tra i 13 e 14 anni. L’insegnate di educazione
fisica corre ad avvisare il preside, la supplente e i cinque ragazzini
si ricompongono ed escono dall’aula. Poche ore dopo, però, la ragazza
viene convocata dal dirigente dell’istituto.
Parte una segnalazione al provveditorato scolastico, e pochi giorni più
tardi, una denuncia ai carabinieri firmata dai genitori dei ragazzi
coinvolti nello scandalo.
«Sono caduta in una trappola», si è sempre difesa la donna, costretta
prima a tornare in Molise, poi a rifugiarsi da alcuni parenti in
un’altra regione per salvarsi dai commenti malevoli dei compaesani.
«Sono stata costretta a fare certe cose», dopo essere caduta in una
situazione che non sarebbe più riuscita a controllare. E a discarico
della donna, c’è anche la sentenza della Corte dei conti della
Lombardia che hanno prosciolto la donna dall’accusa di aver danneggiato
l’ immagine della scuola, sottolineando la «scarsa attendibilità dei
racconti» degli studenti, i ragionamenti viziati «sul piano della
logica», e le «ricostruzioni di fantasia».
Insomma, la magistratura contabile propendeva per una «bravata» degli
studenti, che si sarebbero spogliati «per mettere in difficoltà una
supplente giovane, inesperta», non in grado di «tenere a bada dei
ripetenti privi del benché minimo rispetto per l’istituzione scolastica
e meritevoli di una esemplare sanzione disciplinare». Per il tribunale
penale, però, la violenza sessuale ci fu. E a distanza di quattro anni,
la suplpente finisce in carcere. ( da http://www.ilgiornale.it/)
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