Aveva resistito in parte alle eruzioni
dell'ora silenzioso Vesuvio la Schola Armaturarum Juventis Pompeiani, ma
nulla ha potuto contro l'incuria, la pioggia, la manutenzione carente
e, forse, sbagliata.
Alle prime ore del mattino, sotto il peso di un tetto in cemento
armato e le infiltrazioni d'acqua dovute alla pioggia, la Domus dove si
allenavano gli atleti dell'antica Pompei si è sbriciolata lasciando su
via dell'Abbondanza, dove si affaccia, un cumulo di detriti, uno
spezzone di muro e tanti dubbi e polemiche. E ora chiarezza chiede, con
forza, il Capo dello Stato che definisce la vicenda una vergogna per
l'Italia. Il sindaco di Pompei, Claudio Alessio, accusa: un
crollo annunciato. E aggiunge: "E' colpa di un intero sistema che ha
sottovalutato questo grande patrimonio che sono gli scavi di Pompei.
Dopo i rifiuti - dice ancora - daremo nuovamente un'immagine negativa
dell'Italia". E i turisti? Sia italiani che stranieri hanno notato poco
o nulla di quanto accaduto oggi negli scavi. La direzione ha
prontamente disposto un percorso alternativo e l'area interessata dal
crollo è stata resa inaccessibile, anche alla vista, con dei teli
bianchi posti sulle transenne. Una batosta, per quanti considerano gli
scavi di Pompei uno dei più importanti siti archeologici del mondo.
"Sono in giro da stamattina", ha detto Giovanna, negli scavi da qualche
giorno con carta e matita per disegnare le meraviglie che ospita. "I
più incuriositi sono stati i turisti stranieri, trattenutisi nei pressi
della Schola insieme ai cineoperatori delle emittenti tv per strappare
qualche fotogramma del crollo, forse da mettere sul web, dove già ci
sono foto e qualche breve filmato del disastro, che sta facendo il giro
del mondo. "Non ci siamo accorti del crollo - dicono un gruppo di
ragazzi napoletani all'uscita Porta Marina Superiore degli scavi -
siamo venuti qui per mostrare alla nostra amica asiatica questo
meraviglioso museo all'aperto che è Pompei". Solo qualcuno, commenta
negativamente lo stato in cui si trovano gli scavi mentre, per la
maggior parte, il sito continua a rimanere, nonostante la poca
attenzione che gli viene rivolta, "una delle bellezze più importanti e
interessanti del mondo antico". Di fondamenta indebolite parla l'ex
sovrintendente Giuseppe Proietti e Roberto Cecchi, segretario generale
del Ministero per i Beni Culturali, che chiede "risorse adeguate per
provvedere a quella manutenzione che, ormai da mezzo secolo, non si fa
più". "Da tempo gli scavi soffrono di manutenzione approssimativa, non
puntuale, e praticata con materiali inappropriati e tecniche errate",
tiene a precisare Nino Sorrentino, da 35 anni guida turistica e
rappresentante sindacale della Cisl. Sorrentino punta il dito contro la
gestione della sovrintedenza definendola "peggiorativa rispetto a
quella commissariale di Marcello Fiori". Pur non essendo aperta al
pubblico, secondo Antonio Irlando, presidente dell'Osservatorio
Patrimonio Culturale, è stata solo questione di fortuna se "non c'é
scappato il morto".
A crollare, infatti, è stato un fronte di 12 metri con massi e pietre
di grosso taglio rotolate fino a occupare buona parte del tratto di via
dell'Abbondanza sul quale la Schola si affacciava. L'edificio si pensa
fosse stato costruito negli ultimi anni di vita di Pompei, prima che
l'eruzione del Vesuvio seppellisse di cenere e lapilli la città. La
dimora fungeva da luogo di riunione di un'associazione a stampo
militare, dove con tutta probabilità i giovani pompeiani si allenavano
alla lotta e alle arti gladiatorie. Allo stesso tempo, viste le
caratteristiche architettoniche, la Schola fungeva da deposito per le
armi. E ora? Tutto è sparito mentre
si cerca di rimettere insieme i pezzi della domus e divampano le
polemiche.(ANSA)
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