Il progetto Fabbrica
Italia è confermato», assicura il presidente Fiat, John Elkann nell’Abbazia di
Montecassino dopo aver visitato lo stabilimento di Piedimonte San
Germano. Un impianto «importante», puntualizza Elkann, perché «produce
auto del segmento C, che rappresenta il 20% del mercato europeo». E
anche perché è «lo stabilimento che ha indici qualitativi elevati».
All’incontro del «Progetto culturale» della Cei, istituzioni
(vicepresidente della commissione europea, Antonio Tajani e presidente
della provincia di Roma, Nicola Zingaretti), imprese (Elkann e Giuseppe
Cornetto Bourlot, editore dell’agenzia Asca) e comunicazione (il
direttore di Skytg24 Emilio Carelli e Nando Pagnoncelli, presidente
Ipsos) hanno affrontato con il capo della diocesi di Montecassino,
l’abate Pietro Vittorelli, le prospettive occupazionali che attendono i
giovani. Il «progetto cultuale» della Chiesa italiana e la
Fondazione Agnelli, di cui John Elkann è vicepresidente, individuano
nell’istruzione l’antidoto alla disoccupazione delle nuove generazioni
«sospese tra costruzione e rinuncia al futuro». Un contributo, spiega
l’abate Vittorelli, «al bene comune per affrontare insieme un fenomeno
preoccupante che pregiudica il progresso della società: ovvero il boom
di ragazzi che non lavorano, non studiano e non imparano un mestiere».
Una collaborazione per l’educazione dei giovani e l’occupazione sulla
base di comuni istanze socio-culturali. «Serve un’agenda politica che
pianifichi le azioni da mettere in campo a sostegno dei giovani -
sostiene Zingaretti -. Per favorire l’inserimento e di conseguenza
uscire dalla crisi e far ripartire il Paese vanno sviluppati temi
fondamentali: istruzione, ricerca e università, lavoro e
infrastrutture, sia materiali che immateriali. I soldi per sviluppare
questi aspetti ci sono, basterebbe redistribuire risorse modificando il
sistema fiscale». Tajani ha ricordato che «in Europa i giovani sono un
quinto della popolazione totale e i disoccupati sono il 20%, quota che
in Italia arriva al 26%: in questo momento c’è domanda di lavoratori
specializzati, laureati e nel nostro Paese solo un giovane su tre
completa gli studi universitari. Nei prossimi anni vogliamo raggiungere
quota 40%».
John Elkann, anche nelle vesti di vicepresidente della Fondazione
Agnelli, ha richiamato l’importanza dell’istruzione («un tema che sento
cruciale innanzitutto come padre») e in particolare della preparazione
scientifica («ragazzi, studiate le materie tecniche e scientifiche»), e
ha ribadito la proposta della Fiat per risolvere i problemi di
competitività che frenano il sistema Italia. «Il futuro è un passo alla
volta, noi stiamo lavorando proprio per il futuro - sottolinea -. C’è
un problema di produttività, ma ci sono anche le soluzioni. Il nostro
augurio è affrontarlo». Secondo studi recenti, per ridurre i profondi
divari territoriali della scuola è necessario perseguire in primo luogo
due obiettivi.
Il primo è migliorare i livelli di apprendimento in tutto il Paese, in
particolare, di coloro che oggi si situano sotto la soglia minima delle
competenze definita a livello internazionale (in alcune regioni del Sud
superano il 30%). Il secondo è contrastare il fenomeno dell’abbandono
scolastico (il 20% non raggiunge un diploma di secondaria superiore),
che pone l’Italia fuori dalla norma europea. «Ciò non contrasta con la
ricerca dell’eccellenza - precisa Elkann -. Al contrario, qualità ed
equità della scuola oggi possono e devono procedere insieme». Si tratta
di una priorità nazionale, a cui il futuro federalismo scolastico
(previsto dalla riforma del titolo quinto della Costituzione) è in
grado di dare risposte positive. A condizione, però, di essere un
processo ben governato e in grado di responsabilizzare tutte le
regioni: un federalismo «per abbandono» potrebbe, invece, aggravare i
divari della scuola. Ieri è stata la prima volta che una fabbrica Fiat
veniva visitata dal suo giovane presidente assieme al presule del
territorio dopo i «faccia a faccia» con il Papa, il segretario di Stato
Bertone e il cardinale di Torino Poletto. (www.lastampa.it/- La
Stampa)
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