I dieci anni
dell’autonomia scolastica, che ha avviato i primi passi appunto nel
settembre dell’anno 2000, sono stati celebrati all’Istituto Parini con il
convegno su “SCUOLA E ORA? Il metodo Monasta- Torrigiani di
progettazione del curricolo e valutazione dell’apprendimento”.
Un interrogativo che pone tante perplessità e che sollecita a guardare
avanti
Una data così importante non poteva passare sotto silenzio, ha
detto il preside Giuseppe
Adernò nell’introduzione al convegno,
tratteggiando il cammino della scuola italiana in questo
decennio, denso di innovazioni e di cambiamenti.
L’autonomia scolastica, attivata a seguito della modifica del titolo V
della Costituzione, essendo la scuola una istituzione di servizio
pubblico, ha modificato il volto organizzativo della scuola , la quale,
nel rispondere ai bisogni dell’utenza e del territorio, ha la facoltà
di promuovere servizi e progetti finalizzati , mettendo in atto uno
specifico “piano dell’offerta formativa”, in coerenza al “progetto
educativo d’Istituto.
Mentre da una parte l’autonomia ha apportato modifiche
organizzative e gestionali, cariche di non poche responsabilità
per i dirigenti e gli operatori, dall’altra si registra
un’autonomia incompiuta ,spesso mortificata dalla non
coerenze assegnazione delle risorse necessarie. Il tanto auspicato
“organico d’Istituto” e la modifica degli organi collegiali sono
ancor tasselli mancanti all’autonomia scolastica.
Tra le principali innovazioni che hanno resistito alle diverse
incursioni legislative determinate dal cambio di ben cinque
ministri che si sono succeduti nel decennio, il tema della
progettazione didattica e della valutazione per competenze ha
consolidato una nuova cultura e prassi scolastica, anche se
ancora occorre una rinforzata azione di convinta motivazione tra tutti
gli operatori.
Il passaggio dalla scuola statica e immobile, ingessata nello
svolgimento del programma si è passati al boom della “scuola dei
progetti” che a volte hanno prevalso sulla didattica, rendendola
“progettificio” ed ora si è tentato di recuperare il “progetto della
scuola” secondo un definita contrattualità ed offerta formativa ,
espressione di un vero “patto pedagogico”
In questo momento storico della scuola
italiana sono alla luce della ribalta le proteste per i tagli e le
riduzioni di cattedre, di ore di insegnamento, secondo l’impianto dei
nuovi licei e la contrazione del tempo prolungato, motivo di
contestazione di piazza e di reale disagio per tanti giovani
docenti che hanno investito nel lavoro a scuola il loro futuro. A
questi dati numerici, purtroppo corrispondono altrettante
negative classifiche che registrano i dati degli studenti evasori
dell’obbligo scolastico, degli alunni bocciati che non arrivano al
diploma, degli universitari che parcheggiano negli atenei, dei pochi
laureati e dei pochissimi che si affermano nel campo
professionale per competenze e performance che cominciano a
maturare proprio tra i banchi di scuola.
Su questo tema è intervenuto, appunto, il prof. Attilio Monasta già
docente di pedagogia sperimentale e didattica all’Università di
Firenze, direttore dell’agenzia “Aristeiaonline”, il quale
ha illustrato ai numerosi docenti dei tre ordini di scuola il “metodo
per progettare il curriculo” che va ben oltre la semplice e
tradizionale trasmissione delle conoscenze e punta essenzialmente
sull’apprendimento, inteso come modifica del modo di pensare, di
sentire e di agire, ed esprime anche nell’extra scuola le competenze
del saper fare e del saper essere acquisite attraverso lo studio delle
discipline.
Il messaggio di trasformare il “tempo di
insegnamento” e le ore di lezione svolte dal docente in efficaci “ore
di apprendimento” per gli studenti, va ben oltre la contestazione della
riduzione delle ore assegnate alle singole discipline, in quanto
essendo solo un mezzo, non possono diventare il fine della scuola.
Puntare al traguardo alto delle competenze ed utilizzare tutti gli
strumenti opportuni per certificarli in maniera corretta e puntuale, è
la scommessa e la sfida del prossimo decennio nella scuola italiana.
Non ci sono, infatti, materie importanti e materie
di serie B, ma la differenza nasce dalle materie insegnate bene e
quelle non insegnate, ancorché scritte nell’orario e svolte soltanto
formalmente.
I risultati che la scuola produce sono, infatti,
espressione, di tali strategie e l’applicazione di un corretto
metodo di “valutazione dell’apprendimento” offre garanzie di successo
formativo.
La ricorrenza del decennale mette in luce i
molteplici aspetti innovativi messi in atto, ma convinti che “I
cambiamenti o si governano o si subiscono”. credo proprio che sia
indispensabile che vengano “governati” da protagonisti attivi e
responsabili.
Non ci sono ricette, non ci sono terapie standard o
modelli e schede da fotocopiare. Unica regola e norma da
seguire è quella di pensare al miglior bene degli studenti
e per loro, per il loro futuro professionale progettare il percorso,
che prende il nome di “processo” di formazione, termine dinamico di
movimento e di azione.
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