Il divario scolastico tra Nord e Sud Italia inizia in
quinta elementare. E' quanto emerge dal ''Rapporto annuale 2009'' del
Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica sugli interventi
nelle aree sottoutilizzate, presentato oggi alla Camera dal ministro
per i Rapporti con le Regioni e la coesione territoriale, Raffaele
Fitto.
Il rapporto, tra le altre cose, fotografa la situazione scolastica dei
ragazzi italiani delineando i deficit riscontrati nel Mezzogiorno e
ipotizzando che ''questi problemi si originino in eta' inferiori'' e
pertanto ''andrebbero affrontati con interventi pubblici correttivi
delle disuguaglianze di partenza''. I dati ad oggi disponibili indicano
l'esistenza di un forte divario territoriale in materia di competenze e
scolarizzazione, che rispecchia la distribuzione geografica della
maggioranza delle altre forme di poverta' e di arretratezza. In
particolare, nel rapporto, dopo aver delineato il maggior abbandono
scolastico che c'e' nel Mezzogiorno, l'elevata percentuale di studenti
ripetenti maschi e le difficolta' di apprendimento negli istituti
professionali, si fa riferimento a dati sulle competenze degli studenti
della scuola elementare risultanti da un'indagine condotta dall'Invalsi
nel 2009.
I risultati dell'indagine offrono alcune prime possibilita' di
discernere l'influsso di fattori di origine familiare, piu' influenti
nei primi anni di vita, da quelli di origine scolastica e sociale,
sulle competenze dei giovani adulti. Ad un livello piuttosto generale,
il primo dato che emerge dall'indagine Invalsi e' la differenza,
piuttosto contenuta, fra i risultati degli allievi del Sud rispetto a
quelli delle altre aree del Paese, per le prove condotte sugli allievi
della classe seconda; mentre il divario si crea o si amplia, nella
rilevazione condotta nella quinta classe.
Se si considerano separatamente le due materie (italiano e matematica),
e' poi da rilevare che dalla prova condotta dagli allievi piu' giovani
emerge un divario fra macroaree solo per quanto riguarda l'italiano,
mentre nelle prove di matematica i dati sono piuttosto allineati e
mostrano una quota di eccellenze superiore nel Mezzogiorno.
I risultati dei due successivi test condotti sugli allievi della scuola
primaria, letti in sequenza e ricordando i risultati ben piu' negativi
dell'indagine Ocse-Pisa sulle competenze dei quindicenni (per cui il
divario fra la percentuale di studenti in difficolta' nel Mezzogiorno e
la media Italia era di quasi 13 punti percentuali per la matematica e
di 10,6 punti per la lettura), rendono plausibile l'ipotesi che i
giovani meridionali accumulino uno svantaggio di competenze,
inizialmente trascurabile, rispetto ai loro coetanei del Nord e del
Centro, nel corso degli anni dell'obbligo scolare.
Un quesito di ricerca che, si legge nel rapporto, meriterebbe di essere
approfondito e' in che misura vi contribuiscano la qualita'
dell'istruzione ricevuta in classe, ed in che misura l'influenza
dell'ambiente esterno e dei pari eta' o le condizioni di
socializzazione e di formazione del capitale sociale.
Dall'indagine Invalsi sulle scuole primarie emerge, infine, un elemento
ulteriore: nel Sud rispetto al resto del Paese, si rileva una maggiore
variabilita' delle competenze degli allievi nel confronto tra diversi
istituti e, di converso piu' omogeneita' all'interno dello stesso
istituto.
Questo fenomeno potrebbe segnalare forme di ''segregazione spontanea''
ed omogeneizzazione fra classi e fra istituti scolastici molto piu'
spiccate al Sud che avrebbero l'effetto, ancor prima di abbassare i
livelli medi delle competenze degli allievi, di acuire i ritardi e le
difficolta' nell'apprendimento fra gli studenti che ne soffrono.
(ASCA)
Redazione