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Leggi: Prove di “Federalismo”: tagliati al Sud i fondi per le scuole

Rassegna stampa
Nella sua riunione di questa mattina, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha approvato opere e piani d’investimento per circa 17 miliardi di euro tra cui figurano - oltre ai 9 miliardi per 11 convenzioni autostradali e 4,8 miliardi per il contratto di programma per gli investimenti delle Ferrovie dello Stato - anche 358 milioni per la copertura della prima tranche del piano straordinario per la messa in sicurezza del patrimonio di edilizia scolastica.
Si tratta di una decisione che quantifica l’entità e le priorità degli interventi di messa in sicurezza dopo che, la settimana scorsa, il piano straordinario aveva ricevuto il “via libera” della conferenza Stato-Regioni rispetto all’utilizzo dei Fondi per le Aree Sottoutilizzate (FAS) bloccati dal governo, anche con la Finanziaria di quest’anno, e da questo utilizzato, invece, come un “bancomat” per finanziare: dai provvedimenti anti crisi, al vertice del “G8” passando per terremoti vari ed emergenze rifiuti a Napoli e in altre città, tra cui Palermo.
Il via libera della conferenza dei governatori, però, non aveva tenuto conto delle scelte della ministra Gelmini rispetto alla ripartizione territoriale del piano; o meglio, i rappresentanti delle regioni del sud si erano fidati della normativa che regola i fondi FAS che prevede l’impegno dell’85 per cento delle risorse vero le regioni meridionali.
Invece, da quanto è trapelato, l’accordo - ancora rigorosamente “secretato” - tra il ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli e la titolare dell’istruzione, prevederebbe un impegno di spesa verso le regioni del nord Italia pari al 60 per cento delle risorse invece del 15 che gli spetterebbe da normativa.
1.552 “Interventi”
In totale dovrebbero essere 1.552 gli interventi “urgenti finalizzati alla prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi anche non strutturali negli edifici scolastici” volti ad evitare, ad esempio, altri crolli di “controsoffitti” come quello che, nel novembre del 2008, al liceo “Darwin” di Rivoli (TO) costò la vita al diciassettenne Vito Scafidi e verso il quale, adesso, la ministra si vanta di aver stanziato ben tre milioni di euro”. Meglio tardi che mai! come si dice.
Il problema, però, come evidenziano alcuni parlamentari meridionali, è che la ripartizione non tiene in alcun conto, non solo della normativa ma, anche, del fatto che le scuole più “disastrate” si trovano proprio al sud e che lo spostamento di risorse verso il nord rappresenta - come ha detto il presidente della regione Basilicata, Vito De Filippo, “l’ennesima puntata di un romanzo dal titolo “Lo scippo dei fondi FAS”.
Grazie al colpo di mano della Gelmini, così, la Calabria, con 28 interventi, avrà appena 12,7 milioni di euro e potrà già dirsi fortunata visto che per il Molise gli interventi programmati sono ZERO mentre, al contrario, la Lombardia (guarda caso) farà la parte del leone con 49,7 milioni pari al 13,8 per cento dello stanziamento quasi l’intera spettanza che sarebbe toccata a tutto il centro nord se si fosse rispettata la normativa.
Lo studio della CGIA
La sensazione netta che si ha, quindi, è che il governo abbia voluto mandare un messaggio ai governatori nordisti proprio nel giorno in cui la CGIA di Mestre ha reso noto il suo studio sul “residuo fiscale attivo” delle regioni italiane.
Si tratta, in buona sostanza, del calcolo della differenza tra tutte le entrate (imposte, tasse e contributi) che le amministrazioni pubbliche - intese come insieme di Stato centrale, Regioni ed enti locali - prelevano da un determinato territorio e le risorse che in quel territorio vengono spese, sotto forma, per fare alcuni esempi, di investimenti in opere pubbliche, servizi pubblici, servizi generali della pubblica amministrazione.
Secondo lo studio dell’associazione degli artigiani una Regione presenta il “residuo fiscale attivo” quando dà alle amministrazioni pubbliche più di quanto riceve: viceversa, quando il residuo è passivo, significa che il rapporto fra dare e avere con lo Stato centrale è a vantaggio della Regione.
Dalla ricerca, dunque, pubblicata questa mattina da molti quotidiani, si evidenzierebbe come in Italia, solo 4 Regioni del nord presenterebbero un residuo fiscale attivo: Piemonte (+1,219 miliardi), Lombardia (+42,574 miliardi), Veneto (+6,882 miliardi) ed Emilia Romagna (+5,587 miliardi) a cui andrebbe aggiunta solo il Lazio (+8,720 miliardi), che però risente della presenza della capitale. Mentre tutte le altre sarebbero in passivo incassando più di quel che danno.
CdM: “Niente fondi FAS a quattro Regioni”
A stretto giro di posta, dunque, è subito arrivata la risposta del Governo, prima sotto forma di finanziamenti “mirati” e, subito dopo, come monito del Consiglio dei Ministri ai governatori delle Regioni con la sanità in rosso (Lazio, Campania, Molise e Calabria), a cui è stato rivolto l’invito ad “aumentare le tasse (addizionali regionali ndr) fino al ripianamento” sospendendogli, intanto, l’accesso ai fondi FAS.
Nel comunicato pubblicato al termine del consiglio dei ministri, presieduto (in assenza del premier) dal ministro Matteoli, si legge che “in considerazione del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dai piani di rientro e dagli equilibri di finanza pubblica, il Consiglio ha concordato circa l’impossibilità di esprimere l’intesa prevista dall’art.2, comma 90, della legge finanziaria per il 2010 e di non potere pertanto consentire alle Regioni Lazio, Campania, Molise e Calabria di utilizzare le risorse del Fondo per le Aree Sottoutilizzate, relative ai programmi di interesse strategico regionale, a copertura dei deficit del settore sanitario”. Per la serie: si salvi chi può!









Postato il Venerdì, 14 maggio 2010 ore 11:00:00 CEST di Pasquale Almirante
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