Il supplente che non si abiliterà, entro il 2011-2012, non
potrà più sperare nel posto fisso. Salvo ricominciare
dall'inizio con i nuovi percorsi universitari di laurea magistrale. I
precari a rischio sono circa 150 mila, una platea enorme che finora ha
lavorato non avendo l'abilitazione, grazie allo scorrimento delle
graduatorie di istituto. L'ultima
chance di rientrare nel sistema utile ai fini delle immissioni in ruolo
è disciplinata dal decreto legislativo sulla formazione messo a punto
dal ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini. Il
provvedimento è stato trasmesso dal governo al parlamento nei giorni
scorsi, per il parere delle commissioni competenti, in vista del via
libera definitivo del consiglio dei ministri. (Di Alessandra Ricciardi
da ItaliaOggi)
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Per mettere un freno alla proliferazione del precariato, il decreto
prevede un nuovo meccanismo di studi universitari a numero
sostanzialmente chiuso. Ovvero programmato dal dicastero di viale
Trastevere in base al fabbisogno regionale. Nel passaggio dal vecchio
al nuovo, l'articolo 15, comma 13 si preoccupa di aprire un varco anche
ai docenti che ancora non sono abilitati: potranno non rifare il
percorso universitario ed essere ammessi anche in soprannumero
direttamente al tirocinio formativo, utile all'abilitazione, purché in
possesso del titolo di studio e almeno 360 giorni di insegnamento nella
classe di concorso di riferimento. Ma il tirocinio non sarà aperto a
tutti, il decreto precisa che «l'ammissione al percorso è subordinata
al superamento della prova di accesso di cui al comma 4». È il test
selettivo nazionale, che si compone di uno scritto e una prova orale.
Chi non supera la prova resta fuori. «Abbiamo bisogno di docenti
preparati», spiega Max Bruschi, consigliere del ministro Gelmini, «e il
superamento del test per l'accesso al tirocinio è il minino.
Altrimenti, senza una verifica sulla formazione, sarebbe stata
l'ennesima sanatoria». Intanto, il popolo dei precari è già in
fermento. L'onda lunga del disagio di migliaia di insegnanti non
abilitati, ormai neanche più giovanissimi, costretti alla luce della
riforma Gelmini a superare il test oppure a ritornare tra i banchi di
università, è già giunta a viale Trastevere. «Credo che non sia
possibile e auspicabile incrinare la linea del rigore», si trincera
Bruschi, «nell'interesse della scuola e dei ragazzi». Ma
un'attenuazione, almeno, potrebbe esserci e, secondo quanto risulta a
ItaliaOggi, è allo studio dei vertici dell'Istruzione. Anche per
evitare che, mentre il ministero tutela in modo fiscale la linea del
rigore, in parlamento spunti l'ennesima sanatoria, magari con la
riapertura delle graduatorie permanenti ad esaurimento. Si tratterebbe,
è il ragionamento, di prevedere per chi non supera i test
pre-tirocinio, entro l'anno accademico 2011-2012, la possibilità di
accedere ai nuovi corsi. Non ricominciando dall'inizio, ma facendo
valere, sotto forma di crediti, la laurea del vecchio ordinamento, con
un di più per il servizio prestato. Andrebbe insomma recuperato solo
l'eventuale gap formativo rispetto ai nuovi programmi. I prof in questo
modo avrebbero finalmente l'abilitazione all'insegnamento e potrebbero
aspirare all'assunzione.
Anche se così dovesse essere, non sarebbe una scorciatoia percorribile
da tutti gli interessati, visto che le laure abilitanti, prevede il
decreto Gelmini, saranno tutte a numero programmato. Lo scontento dei
precari è potenzialmente elevato.