«Quando gli
insegnanti lombardi avranno occupato tutti i posti, quelli che
resteranno vuoti potranno essere assegnati a docenti non lombardi».
Ripreso dal blog gestito dal Movimento Giovani Padani di Desio http://blog.libero.it/desio/8673118.html
Più punteggi agli insegnanti lombardi. Incondizionato sì alle
graduatorie regionali e all’obbligo di residenza nel territorio dove si
lavora. Che tradotto, per maestri o professori (ma anche per segretari
e bidelli) significa casa-scuola nella stessa regione.
Una spina
nel fianco della scuola italiana è proprio l’occupare una cattedra a
chilometri di distanza da casa propria. Perchè alla prima occasione
(votazioni o malattia di un familiare) l’insegnante in questione chiede
le ferie e programma un trasferimento per annullare le distanze
Più punteggi agli insegnanti lombardi. Incondizionato sì alle
graduatorie regionali e all’obbligo di residenza nel territorio dove si
lavora. Che tradotto, per maestri o professori (ma anche per segretari
e bidelli) significa casa-scuola nella stessa regione.
È Davide Boni , capodelegazione della Lega Nord nella giunta lombarda,
ad accogliere per primo l’input lanciato dalla collega Paola Goisis.
L’onorevole del Carroccio e segretaria alla commissione istruzione ha
appena presentato in Parlamento una proposta di legge sul federalismo
scolastico. Che parla di graduatorie locali, di obbligo di residenza e
della possibilità di assegnare «più punteggi a quegli insegnanti che
dimostreranno di aver lavorato con continuità in una sola regione per
almeno tre anni». «Dobbiamo fare gli interessi di chi vive e lavora
nella nostra regione, mi sembra una cosa assolutamente normale -
commenta Boni -. Attuare il federalismo significa concedere autonomie
alle Regioni e il fatto di introdurre gli albi regionali nel settore
scolastico va nella direzione di garantire maggiori competenze alle
Regioni, cambiando finalmente un sistema assistenzialista che di fatto
ha sempre considerato la scuola come un parcheggio pubblico».
Una spina nel fianco della scuola italiana è proprio l’occupare una
cattedra a chilometri di distanza da casa propria. Perchè alla prima
occasione (votazioni o malattia di un familiare) l’insegnante in
questione chiede le ferie e programma un trasferimento per annullare le
distanze. E quando ottiene l’agognato trasferimento, magari nel bel
mezzo dell’anno scolastico, è costretto a piantare il lavoro a metà.
Che nel suo caso significa abbandonare gli allievi, interrompere la
continuità didattica, lasciare la classe nelle mani di un supplente che
a sua volta verrà cambiato quando si troverà un sostituto con il
punteggio più alto. Un vero meccanismo perverso. «Che ha toccato (o
danneggiato?) quasi tutti - aggiunge Boni -. È ora di dire basta. Come
Regione vogliamo dare un segnale, prepararci ad accogliere il disegno
di legge nazionale, ovviamente ne discuteremo in consiglio». Ma Boni ha
in mente anche le obiezioni. Visto il consistente numero di cattedre in
Lombardia rispetto alle altre regioni, immagina: «Quando gli insegnanti
lombardi avranno occupato tutti i posti, quelli che resteranno vuoti
potranno essere assegnati a docenti non lombardi». In linea con il
disegno di legge presentato da Paola Goisis in difesa del territorio ma
anche dei posti di lavoro: «Basta con l’equazione docente uguale
persona statale - ha detto l’onorevole -. L’assunzione avverrebbe con
un esame regionale e prevede il vincolo di non chiedere il
trasferimento per almeno cinque anni». Secondo Boni l’obbligo di
residenza sul territorio su cui si insegna e i punteggi più alti per i
residenti ai concorsi regionali sono provvedimenti «a favore degli
studenti, vittime delle continue migrazioni da sud a nord e da nord a
sud». «È una tutela necessaria ai nostri lavoratori e un’autonomia che
va concessa alle Regioni che è già stata chiesta più volte in Lombardia
- ribadisce - dove sia per le cattedre che per gli alloggi popolari, la
Lega Nord ha presentato in questi anni diverse proposte di legge,
sollevando in questo modo le numerose incongruenze di un sistema
statale che premia i soliti noti a danno dei lombardi».