L’alternanza
scuola-lavoro diventa requisito di ammissione all’esame di Maturità,
che subirà un nuovo “restyling”: dalle attuali tre prove scritte più
colloquio, si passerà infatti a due scritti e orale (a saltare sarà la
terza prova, il cosiddetto «quizzone»). L’Invalsi sbarca ufficialmente
in quinta superiore (non però agli esami, ma in un periodo diverso
dell’anno), e testerà le competenze degli studenti in italiano,
matematica e, è la novità, inglese. A cambiare sarà anche la formazione
iniziale dei docenti, con l’arrivo del «corso-concorso», dopo la laurea
(sulla falsariga delle selezioni in magistratura); e, per la prima
volta in Italia, debutterà un sistema integrato di educazione e di
istruzione per i bambini d’età 0-6, con l’istituzione di un fondo ad
hoc da 229 milioni l’anno.
A poche ore dalla scadenza dei 18 mesi, il governo ha acceso ieri il
primo semaforo verde ad otto delle nove deleghe contenute nella legge
107 (per la revisione del Testo unico sulla scuola, il Dlgs non
attuato, sarà previsto un ddl delega specifico e successivo).
I provvedimenti licenziati vanno ora alle commissioni parlamentari
competenti e in Conferenza Unificata per il parere: «È stato approvato
un pacchetto importante – ha commentato il premier, Paolo Gentiloni,
che ha ripreso regolarmente il suo posto in Cdm, dopo i problemi di
salute dei giorni scorsi -. Le riforme non si fermano». Del resto, i
decreti attuativi della Buona Scuola «rappresentano la parte più
innovativa e qualificante della legge 107 – ha aggiunto la neo
ministra, Valeria Fedeli (che caparbiamente ha rispolverato i testi dai
cassetti del Miur) -. In sede referente, ascolteremo tutti soggetti
coinvolti, con l’obiettivo di mettere gli alunni al centro di un
progetto che punta a fornire loro un’istruzione e una formazione
adeguate agli standard europei».
E in effetti le misure per i ragazzi contenute negli otto Dlgs
approvati ieri dall’esecutivo sono realmente “di peso”: a cominciare
dalla revisione degli esami di Stato. Qui, tuttavia, le novità
entreranno in vigore dal 2018 (non ci sarà quindi nessun cambiamento
per le prove di quest’anno). La nuova maturità sarà, quindi, composta
da due prove scritte nazionali (la prima, che continuerà ad accertare
la padronanza della lingua italiana; e la seconda, su discipline
caratterizzanti l’indirizzo di studi), e il colloquio orale che
verificherà il conseguimento delle competenze raggiunte, la capacità
argomentativa e critica del candidato, e, anche, l’esposizione delle
attività svolte in alternanza. L’esito dell’esame di Stato, oggi, è
espresso in centesimi: fino a 25 punti per il credito scolastico, fino
a 15 per ciascuna delle tre prove scritte, fino a 30 per il colloquio.
Da domani (cioè dal 2018) il voto finale resterà in centesimi, ma si
darà maggior peso al percorso fatto dal ragazzo nell’ultimo triennio: e
così il credito scolastico salirà a 40 punti (e poi, 20 punti per
ciascuno scritto e 20 punti per l’orale). Nessuna novità per la
commissione. Rimarrà come l’attuale: tre commissari interni, tre
esterni e presidente proveniente da un altro istituto.
A cambiare sarà pure l’esame di terza media, che attualmente conta sei
scritti più il colloquio. Si passerà a tre scritti (italiano,
matematica e lingua straniera) e un colloquio per accertare le
competenze trasversali (ridando, in questo modo, più valore al percorso
scolastico). Il test Invalsi (la prova nazionale standardizzata)
rimarrà in terza media, ma si svolgerà durante un periodo dell’anno
diverso dagli esami (come per la Maturità).
Novità in arrivo (dal 2021, come chiesto dal Mef) anche per l’accesso
alla cattedra: oggi chi vuole insegnare a medie e superiori deve
abilitarsi, dopo la laurea, attraverso il tirocinio formativo attivo
(Tfa), che gli consente l’inserimento nella seconda fascia delle
graduatorie d’istituto per le supplenze. Poi, per conquistare il ruolo
si deve attendere un concorso. Con le nuove regole, dopo l’università
si potrà parteciperà a un «corso-concorso». Chi lo supererà si inserirà
in un percorso di formazione di tre anni, due dei quali fatti anche a
scuola (al termine del triennio si viene assunti a tempo
indeterminato). È comunque prevista una fase transitoria per chi oggi è
già iscritto nelle graduatorie di istituto.
Passando, poi, alle altre deleghe, sul fronte inclusione sociale, si
punta a una maggiore formazione dei docenti di sostegno e a garantire
continuità didattica, attraverso, pure, l’elaborazione di un progetto
educativo individuale per gli alunni con disabilità. Si rafforza,
inoltre, il diritto allo studio, prevedendo maggiori borse, esoneri
delle tasse e agevolazioni sui libri di testo. Spazio pure alla
promozione della cultura umanistica; e a un mini-restyling delle scuole
italiane estere (estendendo le novità previste dalle legge 107).
L’ultimo degli otto Dlgs approvati ieri riguarda invece il riordino
degli istituti professionali (Ip): qui si punta a innovare l’offerta
formativa, rafforzando le materie d’indirizzo e i legami con il
territorio. La bozza di provvedimento, però, è poco chiara sul raccordo
con i corsi regionali: «Sono sorpresa del varo delle deleghe senza
coinvolgimento delle Regioni – ha sottolineato l’assessore lombardo,
Valentina Aprea -. Vigileremo sull’attuazione del riordino degli Ip».
Claudio Tucci
Il Sole 24 Ore