Il tento
atteso e temuto calendario delle prove per il Concorso 2016 è
stato pubblicato e, come per l'iter di approvazione della Legge 107,
tutte le speranze di ripensamento, di boicottaggio, di presa d'atto di
questioni etiche e pratiche insormontabili sono rimbalzate indietro
come un boomerang omicida. Oltre centosessantamila docenti dovranno,
stando agli ultimi documenti ufficiali, cimentarsi nelle prove previste
dal bando del Concorso, pur con tutte le assurde condizioni che gravano
negativamente sull'intera macchina operativa, a cominciare dalla
costituzione delle commissioni d'esame, ancora in alto mare. Nessuna
smentita dal MIUR o dal Ministro circa le voci che sono circolate a
riguardo in questi giorni, solo una indiretta ammissione nelle parole
del Primo Ministro che, pare, stia lavorando per innalzare il compenso
lordo per i commissari, attualmente più simile ad una elemosina che ad
un riconoscimento economico adeguato ad un ruolo istituzionale di
responsabilità e professionalmente qualificato.
Nuove questioni quindi,
che non fanno che rendere più grottesca e illogica la macchina
operativa legata ad un concorso che, sperpero a parte, rappresenta una
delle scelte politiche più antisociali e contrarie ad ogni principio di
equità e parità nella gestione della pubblica amministrazione.
Aspettavamo un ripensamento, uno slittamento, un appiglio di coscienza
per poter riscattare un'operazione aberrante, condizioni impossibili da
parte di un esecutivo arrogante e senza scrupoli che ha deciso senza
letteralmente ascoltare nessuno, a dispetto persino del buon senso.
Aspettavamo, per la verità, anche una smentita alle allucinanti
dichiarazioni del Ministro che hanno risuonato come una minaccia, che
garantisce che "il bello deve ancora venire" viste le deleghe "pesanti"
in mano al MIUR, deleghe in bianco che fanno della legge di riforma
della scuola un inutile "papello". Inutile, anche se di per sé già
esplicitamente devastante per l'assetto democratico della scuola, e che
scopre le carte: l'iter parlamentare della Legge, le consultazioni
farsa, le audizioni, tutto è stato un inutile teatrino, perché le linee
attuative, "il bello" delle Ministra, è ancora tutto da scoprire! Ma
noi, insieme a tutte le organizzazioni di categoria, abbiamo denunciato
a suo tempo i pericoli di queste deleghe in mano al Governo, nelle cui
pieghe intravedevamo ombre assai cupe sulla scuola e, se pure
preoccupati, non siamo sorpresi davanti a queste dichiarazioni
spavalde. Quanto stiamo vivendo, in pratica è solo un antipasto di
quanto questo esecutivo, sempre che rimanga dov'è, sta cucinando per
noi, non solo per noi precari, ma per noi cittadini.
Il Concorso per gli abilitati che lascerà fuori i due terzi dei docenti
attualmente in servizio, il falso potenziamento e le classi di concorso
affini, gli ambiti territoriali e la perdita di titolarità, la chiamata
diretta, la valutazione e il riconoscimento economico per meriti
definiti in modo discrezionale... potremmo continuare all'infinito a
enumerare l'inenarrabile situazione che si sta profilando nella scuola
pubblica, a danno sia del suo ruolo costituzionale che delle giovani
generazioni che saranno testimoni di un sistema competitivo e
discrezionale, tutto il contrario della funzione istituzionale che la
scuola deve assolvere.
Noi, insieme ad altre decine di organizzazioni, ci stiamo spendendo
quanto più possibile per contrastare questo andamento e continueremo a
farlo finché sarà necessario. La stagione referendaria che stiamo
inaugurando con la raccolta delle firme per ben quattro referendum
abrogativi è il "nostro" antipasto!
Valeria Bruccola, coordinatrice
nazionale Adida