Oggi approda
alla Camera il DDL scuola per essere votato probabilmente giovedì 9.
L’esecutivo Renzi, al di là della maschera politica che ha indossato
per gabbare i più, sta infilando una dietro l’altra una serie di
‘riforme’ che a definire reazionarie ci sembra di essere ancora troppo
clementi. Tacendo sull’Italicum (che meriterebbe un approfondimento a
parte) è sufficiente ricordare il famigerato jobs act, che se per un
verso ha ricevuto il plauso delle più potenti lobby
economico-finanziarie, per un altro ha, di fatto, cancellato lo Statuto
dei lavoratori e, ovviamente, il DDL sulla ‘buona scuola’ che
rivoluziona in modo autoritario e servile l’istituzione scolastica nel
nostro Paese. Ma non basta. L’esecutivo sta ancora lavorando, e tra i
molti interventi di ‘riforma’ e di ‘ammodernamento’ del sistema
pubblico (un vero smantellamento, purtroppo…) l’attenzione è rivolta
anche alla Pubblica amministrazione, e proprio venerdì scorso è stato
approvato alla Camera un importante emendamento. Siamo in fase di iter,
ma in contenuto dell’emendamento 13.38 presentato da Marco Meloni del
Pd è oltremodo esplicativo della direzione in cui sta andando il Paese.
L’idea di fondo sottesa a questa nuova perla sfoggiata dalla compagine
governativa è quella di redigere una graduatoria degli atenei italiani
perché, lo sottolineava con inquietante candore il nostro premier
qualche mese fa «esistono già università di serie A e di serie B in
Italia, dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo»; aggiungendo anche
che «rifiutare la logica del merito dentro le università e pensare che
tutte siano brave è quanto di più antidemocratico vi possa essere».
Insomma, non più l’idea che sia lo Stato a garantire un medesimo
standard d‘istruzione (a parità di titolo) uniforme su tutto il
territorio nazionale in accordo con gli Articoli 33 e 34 della nostra
Costituzione, ma, spiega Ernesto Carbone relatore della riforma Madia,
dobbiamo «stabilire caso per caso quanto vale un titolo di studio […]».
Inoltre, tra dichiarazioni e prospettive di “riforma” viene
completamente disatteso l'Articolo 3 che stabilisce inequivocabilmente
quale obbligo dello Stato quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”
Siamo di fronte non solo allo smantellamento della scuola pubblica che
il DDL sulla buona scuola ha rimodellato su un becero modello
privatistico oramai consunto e superato, ma alla demolizione
surrettizia dell’idea stessa di pubblico su cui poggia la nostra Carta
costituzionale.
Valeria Bruccola - Coordinatrice
Nazionale Adida
adida.associazione@gmail.com