E intanto rilancia la
scuola dei presidi-padroni, liberi di assumere e di licenziare, e la
concorrenza tra docenti ed Ata per qualche spicciolo, con i contratti
bloccati per l’eternità. Sabato 6 il nostro Esecutivo Nazionale
deciderà le forme di lotta in difesa della scuola pubblica e dei suoi
lavoratori/trici.
Ma che gran furbone il Renzi, che colossale venditore di fumo, altro
che il Berlusca! Cancella il CdM strombazzato da settimane che doveva
decidere provvedimenti “epocali” per la scuola e mischia, on-line tanto
non costa niente, promesse mirabolanti a ignobili proposte per scuole
dominate da presidi-padroni liberi di assumere e licenziare e per
scatenare lotte concorrenziali tra docenti ed Ata per qualche spicciolo
in più, mentre i contratti restano bloccati a vita. Il furbone pensa
che, grazie alla promessa di assunzioni di massa di precari, tutto il
resto passerà in cavalleria. Le assunzioni di tutti i precari (che non
sono i 150 mila delle GAE, ma molti di più) sarebbero la compensazione
doverosa per tanti anni di discriminazioni e aleatorietà di vita, tanto
più che nel prossimo triennio circa centomila docenti ed Ata andranno
in pensione.
Perché, invece di nascondersi dietro una fantomatica discussione
per due mesi, Renzi non è andato in CdM, rendendo realtà la promessa e
richiedendo i circa 4 miliardi annui necessari per attuarla (un
precario costa in media un 30% in meno di uno “stabile”) nella
Finanziaria di novembre? Perché avrebbe dovuto avere il via libera di
Padoan e di Draghi, nonché subire l’assalto degli altri ministri che
avrebbero richiesto somme analoghe.
Così, invece, potrà a gennaio fare marcia indietro, dando la colpa alle
ristrettezze finanziarie. Ma, coperte da questo fumo, le 130 pagine
nascondono le seguenti “chicche”, citando solo quelle che risaltano di
più ad una prima rapida lettura:
1) In futuro le assunzioni avverranno solo per concorso, quel
meccanismo corrompente che nessuna garanzia dà veramente sulle
competenze; e solo per gli abilitati mediante una sorta di laurea
abilitante che andrebbe anche bene (almeno sulla carta) se non fosse a
numero chiuso e se non servisse anche ad accorpare enormemente cattedre
e competenze, mischiando materie “affini”.
2) Finalmente i presidi otterrebbero il potere assoluto mediante
l’assunzione diretta (e conseguenti licenziamenti) di docenti ed Ata).
E’ scritto che, per realizzare, la “piena autonomia” scolastica, serve
"schierare la squadra con cui giocare la partita dell'istruzione", cioè
chiamare a scuola i docenti e gli Ata che il preside-padrone, dopo
“consultazione collegiale”, riterrà più adatti.
3) Riparte la geremiade sul presunto “merito”, quel quid che nessun
ministro o governo è mai riuscito a spiegare cosa sia esattamente per i
docenti e gli Ata. Avvio dal prossimo anno del Sistema di valutazione
nazionale, con la sedicente autovalutazione delle scuole che in realtà
significherà l’imposizione dei criteri degli Invalsiani, quelli della
scuola-quiz, nonché l’intervento assillante degli ispettori
ministeriali. E in aggiunta, verrà imposto dal 2015-6 il Registro
nazionale del personale, che farà lo screening delle sedicenti
“abilità” di ognuno/a, fissandole in un Portfolio individuale su cui
verranno conteggiati i presunti "crediti" professionali dei singoli. E
sulla base del Portfolio e dei crediti i presidi assumeranno ma anche
premieranno, perché per gli scatti stipendiali si procederebbe in parte
per anzianità ed in parte per presunto merito con graduatorie di
istituto, in base alle quali il 66% dei “migliori” (data l’aleatorietà
dei criteri, sarà il preside ad avere la parola decisiva) avrà uno
scatto ogni 3 anni (sempre con il permesso di Padoan e di Draghi).
4) In questo quadro finisce per preoccupare persino l’annunciata
“eliminazione della burocrazia scolastica” (un’altra “rottamazione”?)
se significherà, come scritto, lasciare carta bianca alla decisionalità
dei "presidi in rete", trasformati in Amministratori delegati alla
Marchionne, possessori delle scuole e del personale.
5) C’è poi un’accorata sollecitazione agli investimenti privati, in un
quadro di potenziamento "dei rapporti con le imprese", non solo alle
aziende vere e proprie, a cui si promettono forti sconti fiscali, ma
anche al “microcredito” dei cittadini, con raccolte "popolari" di
soldi, visto che il finanziamento pubblico da solo "non ce la fa". E
toccherebbe ai genitori farsi avanti con altri quattrini. E la
fuoriuscita per stages lavorativi (gratuiti) in azienda dovrà divenire
la regola alle superiori. La “didattica lavorativa” sarà resa
“sistemica”, verso una scuola-fabbrica.
6) Per incentivare al massimo la concorrenza tra docenti, si torna ai
"formatori" contro cui nacquero i Cobas. Si chiameranno "innovatori
naturali" coloro che invece di insegnare si occuperanno della
formazione e dell'aggiornamento, che diverrà obbligatorio e conterà
molto per i “crediti”. Ovviamente i tizi otterranno meriti e soldi in
più. Cosa che accadrà anche per il "docente mentor" un supervisore
della valutazione della scuola e del singolo, nonché per le attività di
“formazione”.
Insomma, in attesa che, sull’unico punto potenzialmente positivo del
programma -, e cioè l’assunzione al 1 settembre 2015 di 150 mila
precari - un CdM prenda un preciso impegno legislativo a investire
nella imminente Finanziaria i 4 miliardi annui necessari, ci
apprestiamo a respingere al mittente il resto, con l’aiuto dei tanti
docenti, Ata, studenti e cittadini che non si lasceranno ingannare dal
novello Berlusconi. Quindi, sabato 6 settembre riuniremo il nostro
Esecutivo nazionale per decidere le iniziative di protesta e di lotta
in difesa della scuola pubblica e dei suoi lavoratori/trici, anche
tenendo conto della decisione già presa da molte organizzazioni
studentesche che hanno convocato per il 10 ottobre uno sciopero
nazionale degli studenti.
3 settembre 2014
Cobas scuola
cobas.comitati.di.base.scuola@gmail.com