Apparirà
inconsueto per molti il fatto che una studentessa di liceo classico
decide di ringraziare la scuola e con essa il nutrito gruppo di
insegnanti che la compongono. So che molti ragazzi troverebbero di
cattivo gusto ringraziare per qualcosa che troppo spesso avvertono come
noioso e ostico. La scuola, per tanti, è una prigione, un luogo che
impone ritmi serrati, noiosi e incompatibili con le vicende di una vita
spensierata; un ambito obbligatorio, monotono e talvolta asfissiante
che si frequenta con la stessa felicità con cui si assumerebbe un’amara
ma indispensabile, medicina. Gli insegnanti poi… assurde creature
venute da un lontano pianeta che comunicano attraverso una lingua
ancora più strana e incomprensibile.
Più o meno è così che i giovani coetanei vedono e vivono la realtà
scolastica. Quindi, perché proprio io sento la necessità di ringraziare
la scuola? Perché sono fermamente convinta che questa istituzione
fondamentale valga molto di più di ciò che mostra, doni molto di più di
ciò che immaginiamo; l’importante è saper guardare con occhio attento e
vivace. Il mio liceo, come del resto molti altri, è un concentrato di
ricchezza e bellezza, positività e passione. Devo ammettere che anch’io
sino a non molto tempo fa guardavo alla scuola con occhio vigile e
sospettoso, poi ho compreso, vivendo più appassionatamente e
intensamente le ore scolastiche, che anche gli insegnanti hanno
un’anima e che non sono marziani sempre presi dalle loro formule o dei
loro libri.
Il mio liceo è dedicato a Giacomo Leopardi ed è situato in un piacevole
rione della città; è una scuola dove ho avuto la fortuna di incontrare
molti adulti capaci di suscitare interesse e curiosità anche verso
quelle materie che ritengo meno appetibili. Trovo affascinante
osservare il mio insegnante di greco e latino che trasuda passione e
interesse mentre spiega gli antichi autori del passato; come non poter
stare attenta durante tali spiegazioni? Ovvio, la fatica non viene
tolta, ma sicuramente dimezzata dalla modalità intrigante che utilizza
l’insegnante, e quell’incedere sicuro tra i meandri della storia antica
segna anche il passo della mia attuale vita, ponendomi dinnanzi ad un
orizzonte e a un giudizio buono e positivo. Con questo sguardo, non
importa se le lezioni sono pesanti, quello che realmente conta e ciò
che la modalità utilizzata dagli insegnanti mi ha lasciato dentro il
cuore. Questo per me è educare e imparare. E io ho la fortuna di
viverlo ogni giorno.
Nel mio liceo non si ha solo la possibilità di apprendere notizie e
nozioni fondamentali, non si imparano solo date storiche o formule
matematiche, nel mio istituto si vive vita vera, ci si confronta, ci si
arricchisce vicendevolmente con uno scambio di proposte concrete e
interessanti, con gesti autentici di attenzione che colpiscono anche lo
studente più passivo. Talvolta mi chiedo se gli insegnanti si rendano
completamente conto di quale grande responsabilità hanno nei confronti
di noi studenti… magari anche loro ogni tanto ci guardano come dei
marziani zeppi di contraddizioni; lo so, noi siamo complicati e
lunatici, volubili e talvolta reticenti, ma se mi fermo a guardare i
miei professori o il preside in persona spendersi a dismisura per noi
ragazzi, comprendo la motivazione che spinge questi adulti a dedicarsi
a noi con passione. Sapere che posso contare sempre su persone
disponibili all’ascolto e al consiglio, rende più lieve la fatica e mi
permette di “osare” un rapporto che va oltre il semplice insegnamento.
Oggi si sente spesso del disastro che regna sovrano sulla scuola, molto
meno frequentemente si ode la voce di piccoli/grandi realtà, come il
mio caro liceo Leopardi, che comunque, e nonostante le difficoltà
dettate dalla crisi, opera con slancio e passione; ecco una delle tante
scuole italiane che funziona bene, che accompagna il percorso dei suoi
studenti e che, anche se sempre in progressione per migliorarsi, lascia
comunque un segno positivo a chi la frequenta. Non serve altro per
sentirmi libera di “volare in alto” e di poter dire con tutto il mio
cuore il grande bene che voglio al mio liceo.
Maria Bonacina (studentessa liceale)