Il problema della
devianza minorile e del diffuso disagio delle giovani generazioni con
le gravi conseguenze sociali e culturali che ne derivano, sono
“corollario” della profonda crisi che affligge la famiglia moderna.
La famiglia come istituzione sociale, vive i drammi e le contraddizioni
della società odierna.
L’identità culturale, il rapporto genitori-figli, la ricerca del
benessere, la mancanza di valori e di ideologie di riferimento, la
competizione del mercato del lavoro e della produzione, l’alterazione
dei ruoli tradizionali uomo-donna, l’invadenza dei mezzi di
comunicazione di massa, le nuove tecnologie multimediali, hanno
prodotto effetti devastanti sull’equilibrio delicato della famiglia
tradizionale.
La scuola, da sempre “anello di congiunzione” con la famiglia,
metabolizza queste gravi contraddizioni e diventa “cassa di risonanza”
dei problema della società adulta. Certamente, la scuola non può
incidere molto sulla crisi affettivo-relazionale della famiglia, non
può modificare il divario socio-economico della comunità locale, non
può mutare le deficienze strutturali del territorio. La scuola può fare
di più! Il Consiglio dei Ministri dell’Istruzione dell’Unione Europea
esprime “la convinzione che l’aumento del livello generale di
formazione sia una delle principali condizioni dello sviluppo
economico, sociale e culturale, nonché dell’esercizio dell’autentica
democrazia e che una buona formazione può consentire a tutti di
accedere all’autonomia e alla pratica della cittadinanza e di trovare
gli sbocchi per il proprio inserimento sociale e professionale”.
Tre aspetti sono da valutare e da evidenziare: il valore
dell’istruzione come “risorsa produttiva”, sia sul piano dello sviluppo
economico che su quello dello sviluppo della democrazia; l’esigenza che
il possesso di istruzione sia diffuso perché la società contemporanea
ha bisogno di “intelligenza, sapere, conoscenza”; la decisione che i
sistemi scolastici siano messi in grado di attuare questa diffusione di
cultura e che, comunque, sia loro compito e dovere realizzarla.
Le indicazioni del “fare scuola”, quindi, costituiscono nel loro
complesso dei validi rimedi per lottare contro la dispersione delle
intelligenze, la devianza e il disagio giovanile.
Considerazioni significative che tendono a cambiare la mentalità, la
“professionalità”, i modi di relazionarsi a quello che potremmo
definire “la centralità del soggetto in formazione”, cioè lo studente.
Riflessioni importanti rapportate alla specificità del territorio
siciliano dove l’eterogeneità del tessuto socio-economico, sociale e
relazionale, hanno prodotto una miscela esplosiva che si ripercuote
soprattutto tra i minori.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it