Lo avevamo detto
in tempi non sospetti: se il Miur intende introdurre le nuove classi di
concorso attraverso un mero atto ministeriale, senza passare per il
Parlamento, l’Anief si opporrà con tutti i mezzi giudiziari possibili,
ad iniziare dal ricorrere al Tar, perché saremmo di fronte ad un
provvedimento unilaterale e privo di validità giuridica.
Fortunatamente, apprendiamo dalla stampa nazionale che il Ministero
dell’Istruzione avrebbe finalmente preso coscienza delle contestazioni
dei sindacati per la troppa celerità imposta da viale Trastevere
all'iter di formazione del decreto di rinnovo delle classi di concorso.
E che tra i motivi del passo indietro, dopo il tentativo di chiudere a
tutti i costi prima dello scioglimento delle Camere, vi è
“probabilmente, la scelta di passare dal regolamento governativo per
l'approvazione, al decreto ministeriale. Percorso vulnerabile ai
ricorsi”. “Evidentemente - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief
- al Miur si sono finalmente resi conto che si stavano rendendo
artefici di un’operazione chiaramente illegittima: approvare la
drastica riduzione delle classi di concorso attraverso un decreto del
Ministero è un atto privo di logica e di fondamento legislativo”. La
Legge 133/2008 indica infatti con chiarezza la necessità di far passare
qualsiasi modifica dell’attuale assetto che regola abilitazioni e
discipline d’insegnamento per le commissioni parlamentari di
competenza. L’Anief ribadisce che cercare di aggirare quest’obbligo
normativo, approfittando del rinnovo delle Camere, non avrebbe di certo
salvato il Miur dalla presentazione al Tar di migliaia di ricorsi. “Ha
quindi fatto bene il Miur a prendere tempo – sottolinea il presidente
dell’Anief - perché non servono colpi di mano, ma è necessaria una
seria riflessione sulla materia. Da fare nell’ambito di un programma di
crescita e di investimenti: se si vuole veramente voltare pagina,
puntando ad un progetto di rilancio dell’istruzione italiana ad ampio
raggio, non c’è alcun motivo di dimezzare le classi di concorso.
Peraltro allargando in certi casi a dismisura il campo di insegnamento
di un docente. Con il rischio di mettere in cattedra dei professionisti
non sempre all’altezza della situazione. E non certo per colpa loro”.
Il giovane sindacato rimane convinto che in questo difficile momento le
priorità della scuola italiana rimangono altre. Ad iniziare
dall’organico funzionale, dall’incremento dei finanziamenti per un
settore martoriato dai tagli degli ultimi anni e dalle immissioni in
ruolo di tutti i precari.
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