Sentiamo
spesso parlare di pensioni e di pensionamenti, di “finestre d’uscita” e
di “trattamento di fine servizio”, di scatti d’anzianità e di sistema
retributivo, di TFR e di accantonamenti… Ma chi ci pensa al “fatidico”
giorno del “collocamento a riposo per sopraggiunti limiti d’età”!? Chi
ci pensa ai tanti colleghi che hanno dato i migliori anni della loro
vita professionale, e non solo, alla scuola italiana ed ai loro amati
alunni!? Chi ci pensa all’ultimo giorno di scuola, all’ultimo saluto
dei ragazzi, all’ultimo suono della campanella, all’ultima “uscita”,…
in disordine e senza speranza, dai corridoi, che avevano calpestato con
orgogliosa sicurezza! Soprattutto se il collega in questione è il
“vicepreside”, che ha trascorso un’intera vita dentro il “recinto”
della “sua” scuola, senza guardare in faccia a nessuno e
senza…“guardare l’orologio”! Per fortuna la scuola italiana è piena di
insegnanti e di dirigenti che “escono” in punta di piedi senza nemmeno
“concedere” (per pudore o per scaramanzia), “l’onore delle armi”… alla
terribile, amata e temuta… pensione.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
Questa è la
lettera di “commiato” di un “vicepreside” di una scuola italiana…
Alcuni giorni fa, una delegazione di tutto il personale dell’Istituto
ha fatto “un’incursione” nell’ufficio in cui, da anni, svolgo il mio
lavoro, attestandomi la propria stima e simpatia e per recapitarmi un
dono a nome di tutto il personale della scuola.
Ringrazio tutti allo steso modo, come si conviene, quando una persona
riceve un dono, e mi viene da fare una considerazione: nella mia vita
lavorativa non ho mai guardato l’ora e, quindi, non ho mai sentito la
necessità di portare al polso un orologio, ma il vostro pensiero è tale
che con infinito e immenso piacere cambierò le abitudini e farò in modo
di tenerlo sempre con me; così, ogni qualvolta che porrò lo sguardo
all’ora, farò con piacere un excursus dei volti e delle persone, con
cui ho trascorso un lungo e significativo periodo che ha segnato la mia
persona.
Ringrazio per la considerazione che mi avete espresso, sia nel lavoro
che nei rapporti interpersonali.
Con molti di voi ho lavorato in classe come docente e, quindi, abbiamo
potuto condividere la centralità che merita lo studio per la formazione
culturale e umana, e, sebbene in più di un’occasione, le idee con cui
risolvere determinate e complesse situazioni, non erano convergenti,
l’impegno per la scuola e la serietà con cui si proponevano le
problematiche, hanno sempre fatto prevalere un profondo rispetto della
dialettica e delle differenze che costituiscono l’humus e il focus
indispensabile della democrazia.
Con altri colleghi non ho potuto avere l’onore di condividere
l’esperienza didattica in classe, ma grazie alle variegate dinamiche
che costituiscono il mondo scolastico, mi è stato possibile, in verità,
valorizzare le tante ricchezze che operano nella scuola, e che per una
serie di circostanze non sempre si riesce a farle esprimere e porre in
risalto in tutta la loro reale potenzialità.
Una doverosa attenzione e un sentito ringraziamento va al personale Ata
che ogni giorno deve “lottare” per contenere l’esuberanza che
manifestano gli studenti, ma che, nonostante la loro vitalità, sono
comunque degli alunni educati.
E come non ricordare il piacere di rivolgere un grazie a tutto il
personale amministrativo che, nonostante le difficoltà che il lavoro
presenta, e le mille faccende in cui è impelagato quotidianamente, ad
ogni richiesta ha sempre risposto con la necessaria attenzione e
professionalità.
Gli anni scorrono per tutti e, se non altro, tale situazione pone le
persone tutte sulle stesso piano. Almeno su questo impera un principio
egalitario!
Mi sono sempre proposto il rispetto del diritto per tutti, ma proprio
per tutti! E spero che non abbia ferito qualcuno; e se questo è
accaduto non c’è stata né volontà, né prevaricazione e me ne scuso
sinceramente.
Nei miei pensieri, il dover smettere di lavorare non ha occupato mai un
grande spazio, ma, ormai, è arrivato!
Onestamente non so se sia contento oppure no.
Una collega mi ha scritto: «un grazie di cuore a chi mi ha fatto capire
che per “saper insegnare” bisogna “saper ascoltare”»!!!
Penso che la vita dia a tutti l’opportunità di scegliere che cosa si
vuol essere e ciascuno è ciò che ha scelto di essere, io, per quanto mi
concerne, ho sempre creduto nel vivere liberi delle persone e, se hai
la possibilità di ribellarti, a qualunque cosa si frapponga fra la
persona e la libertà, devi farlo, se non lo fai, sei più responsabile
di chi vuol renderti meno libero.
A tutti un grazie di cuore e soprattutto perché il cuore è posto a
sinistra, ossia, il luogo in cui storicamente ha sempre espresso una
connotazione: il simbolo della libertà di pensiero e di azione.
Antonio