“Siamo nati nel
fango, ma alcuni di noi guardano le stelle”, diceva Oscar Wilde.
Stuzzicato dalla affermazione di questo “grand’uomo”, non volendo
togliere nulla ai suoi meriti culturali, quello che mi ha colpito di
più della sua asserzione è: “ma alcuni di noi”. Ciò significa, se non
erro, che per Oscar Wilde e per qualcuno, cioè per pochi (lui e quelli
che conosce solo lui) c’è la possibilità di guardare le stelle. Io
credo che sia “umanamente” troppo arduo affermare “alcuni di noi”;
credo, invece, che possiamo avere capacità differenti, doti
particolari, ricoprire cariche più o meno importanti, possiamo essere
ricchi o poveri, deboli o forti, bianchi o neri, ma a tutta l’umanità è
stata data da Dio la possibilità di “guardare le stelle” (guardare in
alto). E’ scritto nel Salmo 8: “Che cos’è l’uomo che tu ne abbia
memoria? (…). Eppure Tu l’hai coronato di gloria e d’onore. L’hai fatto
signoreggiare sulle opere delle Tue mani” (versetti 4 – 6).
Quindi, l’uomo, l’umanità, non solo Oscar Wilde e “alcuni”, ma tutti
gli uomini, quindi noi, e anche io, possiamo “guardare le stelle”. E’
anche vero che c’è un proverbio serbo che dice: “Sii umile perché sei
fatto di fango, ma sii nobile perché sei fatto di stelle”. “Ma” (però),
“sei fatto”, quindi sei un misto tra l’essere nato nel fango (di
polvere) e nello stesso tempo sei stato costruito di stelle e sei nelle
condizioni di poter “guardare in alto”. Il Proverbio serbo è molto più
attinente dell’affermazione, un po’ schizzata, secondo me, di Oscar
Wilde, è molto in sincronia con il Salmo 8. Dal mio punto di vista, il
proverbio serbo “calza” con il nostro essere “polvere” e, come dice
l’Ecclesiaste, contemporaneamente “Dio ha messo nel cuore dell’uomo il
pensiero di eternità” (Ecclesiaste, 3:11). Confutando l’affermazione di
Oscar Wilde e confrontandola con il proverbio serbo, possiamo capire
come il cammino dell’uomo è legato a quell’insieme di congetture e di
esperienze che lo stesso individuo ha costruito intorno a sé, che tipo
di opinione, di giudizio ha attorno a lui e dentro la sua stessa
persona (che tipo di personalità, o personaggio è).
Stima, giudizio positivo, buona opinione ed autostima (giudizio
positivo e buona opinione di se stesso) camminano di pari passo,
esprimono quanto, la persona, ha buona opinione di se e di chi lo
circonda. Nel suo cammino, la persona, non è esente dagli stimoli
psicologici e quindi è soggetta a dover affrontare nel “suo viaggio”
terreno le varie problematiche psico-sociali, nei vari luoghi in cui si
trova ed opera. Sia a casa, sia nei rapporti sociali, egli si troverà a
dover subire gli “alti e bassi” della vita. In base al suo
temperamento, alla sua cultura, alle circostanze che deve affrontare,
egli subirà un abbassamento o una esaltazione del tono dell’umore
e quindi il “suo Io”, in quel momento, sarà alto se viene appagato, se
invece deve affrontare qualche difficoltà o “ingoiare qualche rospo”,
entra in uno stato di ansietà ed il suo Io sarà abbassato. Ecco che
bisogna essere sempre perseveranti e stabili nel proprio cammino (il
concetto di AUTOSTIMA). La costanza, la forza d’animo di essere sempre
risoluti, la determinazione nelle proprie azioni, l’aiuto di Dio, sono
il “balsamo” per far si che il nostro Io sia sempre nella giusta
posizione (una SOBRIA AUTOSTIMA). L’abbassamento o l’esaltazione del
proprio Io debbono essere sempre “misurati”, debbono, cioè, avere delle
regole precise affinché non si cada troppo giù e nemmeno ci si innalzi
troppo in su. Quindi, nel proprio cammino, l’uomo è soggetto agli “alti
e bassi” che gli riserba la vita e può anche cadere in ansietà, più o
meno, profonda. Andando su o giù e lasciandosi trasportare dalle
proprie emozioni passa da momenti di abbassamento a momenti di
esaltazione del proprio Io, soggetto alle influenze altrui e preda del
suo stesso temperamento, per cui, in base a come si trova, ha di sé
stesso o una buona opinione o una disistima. Solo chi è in contatto con
il proprio “sé” si sente indipendente dall’opinione altrui e trova in
se stesso la propria dignità. Solo chi sa riconciliarsi con le proprie
ombre e le proprie debolezze, ha veramente una buona autostima, cioè
una buona opinione di se stesso e può combattere le ansietà che si
“ergono” nel suo cammino.
Volendo fare una panoramica filosofico – letteraria sulla
tematica che riguarda l’abbassamento e la esaltazione del proprio Io,
ed analizzando il significato letterario possiamo dire che:
a) abbassamento, cioè abbassarsi, umiliarsi, diminuire, spostarsi più
in basso, volgere o chinarsi verso il basso. Nella concezione moderna
l’Io secondo l’analisi psicanalitica è il “pensare”. L’Io (in greco
Ego) è come un bilanciere tra il “super Io” e l’inconscio, in
quanto il super Io tende a rafforzarsi a discapito dell’inconscio.
Quindi l’azione dell’Ego è quella di moderare il Super Ego. Quando
l’Ego tende ad abbassarsi, si deve fare in modo di “equilibrarlo”,
affinché il suo livello resti in una posizione ottimale. Facendo un
esempio analitico: nel rapporto adulto – genitore – bambino, il
livello dell’Ego deve rimanere sempre nella posizione di adulto,
l’abbassamento, in termini filosofico – letterali, è il calare di tono,
l’umiliarsi, cioè subire una regressione rispetto alla posizione
precedente. Quindi possiamo dire che l’uomo si abbassa, si umilia, a
secondo delle circostanze, cioè a secondo della situazione ambientale
in cui si trova in quel momento, quindi, in proposito, attua un’azione
di adeguamento ed ha un abbassamento del proprio Io per raggiungere
determinati equilibri sociali, ambientali, familiari e circostanziali.
b) L’esaltazione del proprio Io, cioè uno stato di grande
eccitazione, di forte entusiasmo. In termini filosofico – letterali,
l’infiammarsi, l’entusiasmarsi in modo esagerato oppure il gloriare,
elogiare, encomiare una personalità per ingraziarsela per avere, in
cambio un favore. Analiticamente parlando, l’esaltazione del proprio
Io, invece si ha quando una persona alza il suo “Super Ego” (e quindi
annulla l’azione del proprio Ego) per auto elogiarsi o, addirittura,
gloriarsi per apparire ciò (o di più) che non si è nella realtà. Ad
esempio: Nerone, Caligola, Mussolini, Hitler, ed altri “dittatori”,
passati e presenti. Questa esaltazione del proprio Io, quando trascende
in queste forme “esagerate”, nell’analisi psichiatrica o psicologica si
chiama PARANOIA (dalla parola greca para-noia cioè mente trasversale),
quindi una mente sviluppatasi trasversalmente. L’esaltazione, in questi
termini, diventa una forma di follia lucida, cioè l’individuo è
incapace di auto controllarsi e se si trova in posti di governo può
coinvolgere nella propria incontrollata esaltazione, enormi masse di
individui.
Affinché l’uomo abbia un giusto senso dell’equilibrio della sua
persona (cioè, una sobria autostima), in termini psico – socio –
ambientale – spirituale, l’abbassamento, che l’esaltazione del proprio
Io, debbono essere modellati man mano che l’uomo avanza nel suo
cammino. Quindi ci deve essere un adeguamento individuale che, col
passare degli anni e, quindi, delle proprie esperienze, l’uomo cambi
sempre in positivo, facendo emergere la propria personalità e
soffocando il “personaggio” (l’antica maschera greca) che è insito in
noi.
Dal punto di vista spirituale, l’abbassamento del proprio Io deve
consistere nel sapere che abbiamo a che fare non con un uomo ma
con Dio e quindi quanto più siamo consapevoli della nostra fragilità,
riconoscendo che siamo polvere e cenere davanti a Dio (Genesi, 18: 27),
tanto più (molto di più) Egli ci riempirà con il Suo Amore infinito.
Umiliarsi, riconoscere, come disse Abramo, che siamo polvere e cenere
davanti a Dio, significa che più ci sottomettiamo a Lui, più Egli ci fa
“guardare in alto”, ci illumina e ci fa guardare le stelle, togliendoci
dalle tenebre in cui brancoliamo (1 Pietro, 2: 9 – 10 ).
Una buona e sobria opinione di “sé”, una consapevolezza dei propri
limiti, un buon rapporto con Dio, è la “cura” efficace per combattere
le ansietà che si frappongono nel nostro cammino, affinché possiamo
condurre una vita tranquilla, come dice l’Apostolo Paolo a Timoteo (1
Timoteo, 2:2).
Giuseppe
Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it