Un futuro incerto
in un mondo sempre piu' caldo. Sono in 3.000 gli esperti, provenienti
da tutto il mondo, riuniti a
Londra
che da oggi fino a
venerdi' 29
marzo discuteranno dello stato della Terra, 'Planet under
pressure', per proporre soluzioni di sostenibilita', per ''abbattere il
muro del progresso'', da portare alla Conferenza Rio+20. Il messaggio
che parte dal piu' grande summit della scienza climatica e ambientale
prima di quella di Rio de Janeiro, e' che ''il tempo sta finire'' per
agire contro i cambiamenti climatici. ''Negli ultimi 50 anni - dice
Will Steffen, dell'Australian national university - hanno visto senza
dubbio una delle trasformazioni piu' rapide del rapporto umano con il
mondo naturale, con una forte accelerazione verso la fine del secolo''.
I principali indicatori dello stato del Pianeta sono gli alti livelli
di CO2 in atmosfera, l'estrazione del fosforo e la produzione di
fertilizzanti, l'aumento della temperatura, lo scioglimento dei ghiacci
polari e del permafrost, l'innalzamento del livello dei mari e
l'acidificazione degli oceani, la perdita di biodiversita'. Ci sono
pero' dei segnali che ''alcuni fattori di cambiamento globale stanno
rallentando'', secondo Diana Liverman, direttore dell'Istituto per
l'ambiente all'universita' dell'Arizona, come per esempio ''la crescita
della popolazione'', e anche l'intensita' di energia e di carbonio e'
in declino, l'agricoltura intensiva sta rallentando e le foreste stanno
iniziando a espandersi in alcune regioni. Tuttavia gli impatti
sull'ecosistema sono addebitabili soprattutto agli uomini, tanto che la
nuova era geologica potrebbe esser definita 'antropocene'.
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