Come si diventa,
oggi, insegnante? Sarà pure un mestiere bistrattato e malpagato, però
la scuola resta uno sbocco professionale importante soprattutto per
specifiche tipologie di lauree. Il problema è un altro: oggi un giovane
neolaureato come accede al mondo della scuola? Con le SSIS chiuse ormai
da quattro anni, l’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini,
aveva proposto e avviato l’iter per l’istituzione dei Tfa, Tirocini
formativi attivi, da conseguire presso le Università. Il problema è:
previsti per l’anno accademico 2011/2012 (ormai in corso da mesi), il
progetto è ancora avvolto nella nebbia: non si sa quando partiranno,
come e dove si svolgeranno le prove di selezioni, quanti saranno i
posti disponibili, chi potrà accedervi e quali atenei saranno
abilitati. http://www.vivereinarmonia.it
Cosa prevede il Tfa ideato dalla Gelmini
Il percorso per insegnare nella scuola secondaria di I e II grado si
articola in un corso di laurea magistrale (biennale) – o, per
l’insegnamento di discipline artistiche, musicali e coreutiche, in un
corso di diploma accademico di II livello - e in un tirocinio formativo
attivo, al quale accedono coloro che hanno conseguito la laurea
magistrale. Il Tfa è un “corso di preparazione all’insegnamento” che
sostituisce il percorso effettuato, fino all’a.a. 2007-2008, nelle
scuole di specializzazione (SSIS). Esso si svolge nelle istituzioni
scolastiche accreditate, si conclude con la stesura di una relazione e
con l’esame finale con valore abilitante. La gestione delle attività è
affidata al consiglio del corso di tirocinio.
Per tutti i percorsi formativi si prevedono tutor coordinatori e tutor
dei tirocinanti. Nei corsi di laurea magistrale a ciclo unico sono
presenti anche tutor organizzatori. I tutor sono docenti e dirigenti in
servizio nelle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di
istruzione.
La specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni
disabili, in attesa della istituzione di specifiche classi di
abilitazione, si consegue solo presso le università, con la
partecipazione a un corso di durata almeno annuale, a numero
programmato, che deve comprendere almeno 300 ore di tirocinio. Possono
partecipare gli insegnanti abilitati. A conclusione, si sostiene un
esame finale che consente l’iscrizione negli elenchi per il sostegno.
Presso le università sono, inoltre, istituiti corsi di perfezionamento
per l’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua
straniera (CLIL): possono partecipare gli insegnanti abilitati per
l’insegnamento nella scuola secondaria di II grado che abbiano
competenze linguistiche certificate di livello avanzato. I corsi durano
almeno un anno e comprendono almeno 300 ore di tirocinio. A
conclusione, si sostiene un esame finale e si consegue un certificato
che attesta le competenze acquisite.
Ma il Tfa che fine ha fatto?
Il freno a mano al decollo dei Tfa previsti da Mariastella Gelmini da
gennaio 2011 è arrivato da una “tecnicalità”: il contenuto della prova
di ammissione, rimesso in discussione formalmente, per "motivi tecnici"
(mancano ancora le firme dei ministri del Tesoro e della Funzione
pubblica). In realtà, tutto è fermo perché il nuovo ministro Francesco
Profumo vuole vederci chiaro per evitare di dare il via libera ad atti
che - a concorsi fermi dagli anni Novanta - potrebbero aprire le porte
a nuovo precariato nella scuola.
La situazione nella scuola
Le graduatorie a esaurimento sono ormai un precarificio: lì, infatti,
sono "parcheggiati" oltre 200mila precari "storici". E altri 20mila
abilitati sono fuori e premono per entrarci. Al tavolo che il
neoministro Profumo ha intenzione di aprire si siederanno stavolta pure
i sindacati, che in una lettera unitaria hanno già fatto pervenire al
ministro alcune "correzioni", a partire dalla definizione (chiara) dei
costi a carico dei partecipanti e sulla (concreta) spendibilità delle
abilitazioni acquisite tramite i Tfa.
Cosa prevedeva la Gelmini
L’ex ministro dell’Istruzione aveva deciso che ai Tfa ci sarebbero
stati 23mila posti (comprese le lauree magistrali di primo grado), che
in buona sostanza accontentavano le richieste degli atenei, disponibili
ad attivarne oltre 26mila, ma ben oltre il fabbisogno stimato dai
tecnici di via Trastevere in poco meno di 13mila. Una disponibilità
particolarmente "gonfiata" per i Tfa abilitanti all'insegnamento nelle
scuole secondarie di II grado: rispetto a un fabbisogno di 5.659 posti
ne sarebbero stati autorizzati circa il triplo. Ora il dossier è sul
tavolo di Francesco Profumo, chiamato a risolvere il rebus che vede
contrapposti i giovani laureati che aspettano da quasi quattro anni di
trovare una strada per l'abilitazione e i tanti precari in attesa
dell'immissione in ruolo.
I problemi aperti
Non sarà facile trovare una soluzione. Anche perché dopo le 5 manovre
economiche di questo 2011, ci sono i turnover bloccati, e l’età
pensionabile aumentata. Un mix di misure che potrebbe sfasare il
calendario delle uscite degli insegnanti e quindi ridurre il numero di
posti per le immissioni in ruolo. Di qui la soluzione avanzata da
Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, di «consentire
l'attivazione dei Tfa congiuntamente a un nuovo quadro per il
reclutamento dei docenti», che dovrà mantenere il "doppio canale": 50%
dalle graduatorie, 50% attraverso i bandi di concorsi a partire da dove
le graduatorie sono esaurite.
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