Si può “educare” anche
con un videogioco. A lanciare la provocazione è stato Pier Cesare
Rivoltella, ordinario di Tecnologia dell’Apprendimento all’Università
Cattolica di Milano, che intervenendo oggi al Convegno “Giovani e
Internet” si è soffermato su uno dei videogiochi più diffusi tra i
ragazzi, “Assassin’s Creed”, per analizzarne le “grammatiche interne ed
esterne” e confrontarle con le modalità di apprendimento più diffuse
nelle nostre aule
scolastiche.
Attraverso i videogiochi, ha spiegato il relatore, “si apprende
provando e riprovando; l’ambiente è normalmente attraente; non si
sanziona mai l’errore in maniera definitiva; si distribuiscono
gratificazioni; le regole vengono apprese implicitamente”. C’è poi il
“gruppo di affinità”, che “crea legami molto forti tra i giocatori”. In
altre parole, tramite i videogiochi “si apprende per curiosità, sulla
base di un coinvolgimento personale, con il supporto di una forte
motivazione”: tutti elementi, questi, ha commentato Rivoltella,
“importanti per un apprendimento scolastico efficace”. Nelle aule,
spesso, si apprende invece “in un ambiente noioso, basato sulle
sanzioni, dove si centellinano le gratificazioni. Le regole vengono
apprese in modo astratto. Si apprende per dovere e non per curiosità,
sulla base delle pressioni familiari e sociali e non del coinvolgimento
personale, senza forti motivazioni”. (da
http://www.agensir.it)
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