Cari Bersani,
Casini, Di Pietro, avete detto, voi che siete
l’opposizione, che il giorno delle dimissioni di Berlusconi e’
stato un gran giorno, avete proclamato, sia pure con qualche distinguo,
che il programma del Ministero che verrà dovrà attenersi
alle indicazioni dei mercati e della UE, allora non capisco perché vi
rifiutiate di partecipare con incarichi di massima responsabilità al
nuovo governo, come invece vi chiede il prof. Monti. Ho 57 anni, faccio
l’insegnante, momentaneamente fuori servizio per motivi di salute, se
c’e’ una cosa che ho imparato dai miei studenti, dopo una vita passata
con loro, è che hanno un bisogno disperato di coerenza, e di politica,
anche se rifiutano questa politica, fatta di sotterfugi, accordi
sottobanco, e viltà, tipo la vostra di adesso: volete un governo di
soli tecnici perché potrete sempre dire che le misure lacrime e sangue
le hanno prese altri, non voi.
E invece no: abbiate
il coraggio di sporcarvi le mani, come vi chiede il prof. Monti, le
cui posizioni non ho mai condiviso ma a cui riconosco grandi doti di
coerenza, onestà, trasparenza. Siete chiamati ad una sfida, ad una
scommessa. Se restate fuori confermerete di essere parte della peggior
classe dirigente della storia repubblicana. Se entrerete, certo
correrete il rischio di prendere l’1% alle prossime elezioni ma
chissà, mandereste un segnale di speranza e fiducia, di riscatto. Il
popolo non è la massa di imbecilli che voi immaginate. Riesce a
capire, ad apprezzare il coraggio ed anche a perdonare. Fate come
avrebbero fatto i vostri antenati: i Gramsci, i Togliatti, i De
Gasperi, i Don Sturzo, i Falcone, i Borsellino, che non si sono mai
tirati indietro. Siate conseguenti. E accettate il verdetto della
storia. Mal che vi vada vivrete delle vostre acquisite rendite
parlamentari. Tenete conto che un giovane ci mette una vita a
guadagnare il vostro stipendio mensile. Ci potete anche provare. La
conosco la vostra obiezione, peraltro comprensibile. Se l’ex
maggioranza, il Pdl e la Lega, resta fuori il cerino acceso ce lo
teniamo noi, e ci bruceremo le dita. Ma se è in gioco l’interesse
pubblico, la salvezza del Paese, che cosa sono un paio di dita
bruciate, anche se saranno le vostre? Entrate al governo. Ve ne saremo
grati. Vorremmo vedervi finalmente alla prova. In fondo vi stipendiamo
noi. Ci spetta, non credete? Altrimenti, perché dovremmo votarvi? Per
i vostri giochini? Egregi saluti. Marino Bocchi, via Spotorno 13,
Modena.
(da Professione Insegnante)
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