Dieci anni esatti
sono passati da quando, era l' 8 settembre 2001, Silvio Berlusconi
raccontò di aver incontrato una Margaret Thatcher esterrefatta perché
il suo successore laburista Tony Blair aveva portato da 70 a 200 il
numero dei collaboratori di Downing street. E confessò tutto il proprio
sconforto: «Io a Palazzo Chigi mi sono trovato 4.500 persone. Penso che
serva una rivoluzione pacifica per ammodernare lo Stato». Sono rimaste
parole. Quanti siano adesso con precisione i dipendenti della
presidenza del Consiglio, nessuno lo sa con esattezza. E già questo la
dice lunga. Ma ci potete scommettere: meno di quanti ne trovò il
Cavaliere nel 2001 non sono di certo. Anche perché qui non capita
quello che si verifica negli altri uffici statali dove per legge hanno
dovuto stoppare il turnover: male che vada, chi esce viene subito
rimpiazzato. Crisi o non crisi. Volete una dimostrazione? Dopo aver
approvato ad agosto una manovra che rende tassativo il blocco delle
assunzioni e prevede il taglio del 10% degli «uffici dirigenziali non
generali», Palazzo Chigi fa un decreto che spiana la strada all'
assunzione in pianta stabile alla presidenza del Consiglio di 33
persone, 12 dei quali dirigenti. Destinati a finire anche loro nella
nebbia dei conti
presidenziali.
Fitta: anzi, fittissima. Un dato del conto annuale della Ragioneria
generale dello Stato che risale ormai al 2008 (da tempo i dati del
conto annuale non sono più consultabili nel sito della Ragioneria) dice
che i dipendenti a tempo indeterminato erano 2.384, più 14 precari. E i
dirigenti? Nel sito della presidenza c' è una fotografia dei «ruoli
dirigenziali» scattata addirittura il 2 gennaio del 2010, quasi due
anni fa, quando l' elenco dei ranghi più alti prevedeva 377 poltrone,
escluse le 43 della Protezione civile. Il doppio del britannico Cabinet
office, che con buona pace della Lady di ferro conta oggi 198
dirigenti. Naturalmente non è finita qui. Perché ci sono i comandati,
gli uomini degli staff (duecento? O trecento? Oppure quattrocento?) e
poi i collaboratori dei ministeri senza portafoglio... Insomma, se
prendiamo per buona la cifra contenuta nel bilancio 2009 secondo cui il
personale «di line» (questa è la definizione in inglese data dal
documento contabile) pesava sui conti di Palazzo Chigi per 236 milioni,
si arriva alla conclusione che la presidenza del Consiglio pagava due
anni fa non meno di 4.600 stipendi da 50 mila euro lordi. Vi
domanderete: e con un esercito verosimilmente più numeroso di quello
che un decennio fa scandalizzava il Cavaliere si sente il bisogno di
assumere altre 33 persone? Precisiamo subito che è tutto in regola. Il
primo articolo della manovra di agosto esclude infatti la presidenza
del Consiglio dal divieto di assumere e dall' obbligo di tagliare i
dirigenti: oltre alle forze di polizia, all' esercito, alle autorità di
bacino, ai vigili del fuoco e alla magistratura. Formalmente la nuova
infornata non fa dunque una grinza: ma la circostanza non la rende
certamente più digeribile. Tutt' altro. E poco importa che il decreto
di Palazzo Chigi tenga a precisare come i relativi concorsi saranno
banditi soltanto a fronte di «posti effettivamente disponibili». Resta
il fatto che mentre i ministeri si apprestano a subire tagli lineari
selvaggi e i serbatoi delle volanti sono a secco, l' unica
amministrazione che aumenta le spese è proprio la presidenza del
Consiglio. La legge di stabilità prevede per il prossimo anno una
crescita dello stanziamento a favore di Palazzo Chigi da 465,6 a 486,2
milioni: +20,6 milioni, pari al 4,4%. Il tutto mentre il primo ottobre
scorso, dalle colonne del Foglio diretto da Giuliano Ferrara, il
ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta distribuiva il suo
terrificante presagio: entro il 2013 la pubblica amministrazione
perderà 300 mila posti di lavoro «e forse anche di più». Per
completezza d' informazione segnaliamo che la firma sotto il decreto
che autorizza le 33 assunzioni alla presidenza del Consiglio è quella
del ministro Brunetta.
Di questi nuovi assunti, 12 occuperanno ruoli dirigenziali La manovra
estiva impone il blocco delle assunzioni e prevede il taglio del 10%
degli «uffici dirigenziali non generali». La norma non comprende la
presidenza del Consiglio
La legge di Stabilità prevede
per il prossimo anno una crescita dello stanziamento a favore di
Palazzo Chigi da 465,6 a 486,2 milioni
(Sergio Rizzo da "Corriere della Sera")
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