Sulla sua mano
sinistra la fede nuziale non c’è più. Ha dovuto venderla per mettere in
tasca qualche euro, per prendere una boccata d’ossigeno da quello che è
ormai diventato un tunnel, quello della precarietà. E la via d’uscita
sembra sempre più lontana. Calogero Fantauzzo, operatore scolastico di
46 anni, è al secondo giorno di sciopero della fame: protesta contro i
tagli del Ministero dell’Istruzione, dando voce a centinaia di precari
tra docenti, personale ATA e impiegati
amministrativi.
Ha montato la sua tenda di fronte alla sede della Regione e grazie alla
solidarietà di tutti i suoi colleghi, quello che ha avviato sarà uno
sciopero della fame «a staffetta». «Oggi sarò io a digiunare – dice
Maria Pia Labita, docente precaria – perché il nostro è un coro di
protesta che riguarda tutti e che mette da parte l’istruzione dei
nostri figli». Fantauzzo di figli ne ha quattro. Deve mantenere loro e
la moglie, ma sulle spalle ha anche i costi dell’affitto di una casa a
Santa Flavia e le spese quotidiane. Necessità che pesano come un
macigno su chi non ha alcun incarico lavorativo dallo scorso anno.
«L’ultima scuola in cui o lavorato – racconta il bidello – è stata la
Paolo Balsamo di Termini Imerese. Dal mio primo impiego sono passati
però venticinque anni, una vita di sacrifici che adesso mi sembrano
buttati al vento. La mia situazione è disperata – continua – e non
riesco a capire come sia possibile che i tagli vengano fatti
sull’istruzione, un settore fondamentale e in cui rischiano di finire
per strada centinaia di famiglie».
I precari adesso vogliono risposte e sono disposti a chiederle in ogni
modo. Anche incatenandosi, come hanno fatto lunedì. Una cinquantina di
docenti ha infatti occupato l’ufficio dell’ex provveditore in via
Praga, ribadendo il proprio «no» ad un provvedimento che prevede il
taglio di ottocento posti di lavoro. La protesta è poi proseguita in
prefettura, per arrivare proprio in piazza Indipendenza, dove si trova
Fantauzzo. «Non è più tempo di promesse – concludono – la nostra vita
ha bisogno di certezze». (da Corriere della Sera)
redazione@aetnanet.org