Questa cosa mi
angoscia, mi fa venire una gran rabbia. È tutto il giorno che ricevo
telefonate di persone nelle mie condizioni. Mi ero fatta tutto un
programma. Sarei andata in pensione presto e avevo tante cosa da fare:
avrei avuto più tempo per scrivere i miei libri per le scuole, e per
fare più spesso la volontaria nella Croce Rossa. E invece mi hanno
cambiato le carte in tavola a giochi aperti». Donatella Bottero, che
insegna inglese in una scuola per geometri di Torino, non si dà pace,
anche se dice: «Adesso comincio gli esami di settembre. Magari tornando
a lavorare mi passa tutto. Ma che peccato».
Al tempo. Lei quanti anni ha? E quale storia?
«Sono nata nel 1956. Lavoro nella scuola dal 1977 o 1978, ho fatto
pochissimo precariato, per cui avevo quasi raggiunto i 35 anni di
anzianità, a parte un piccolo scatto che avrebbe comunque comportato un
ritardo. Ma così...».
Scusi, non si arrabbi ancora di più. Ma guardi che parecchi esperti di
previdenza non si commuoverebbero per il suo caso. Le direbbero: lei è
una signora giovane, continui a lavorare.
«Può darsi. Ma avrebbero dovuto dirmelo prima. Invece questa cosa
retroattiva è una promessa tradita».
Lei ha già pagato per il riscatto degli anni di laurea?
«No. C’è una prassi nella scuola, per cui si fa domanda per il riscatto
quando si passa di ruolo, però il pagamento resta sospeso. Si salda più
avanti lo stesso ammontare che si sarebbe pagato al momento della
richiesta. In questo siamo più fortunati degli altri lavoratori che
hanno pagato senza sapere. Ne conosco uno che ha versato 120 mila euro.
Credo che diventerà un terrorista» (ma si sente al telefono che la
professoressa lo dice come battuta, NdA).
I calciatori come Eto’o che vogliono cambiare squadra ottengono quello
che vogliono, in barba al contratto, perché nessuno può obbligarli a
lavorare. E voi insegnanti «scippati»? Farete ostruzione? Giorni e
giorni di mutua selvaggia?
«Ma per carità! Ho fatto l’ultima malattia due anni fa: dieci giorni
d’influenza col febbrone, e ho subìto una decurtazione di 148 euro in
busta paga per le regole di Brunetta. Come fa a paragonarci ai
calciatori? Loro scioperano e tutti si interessano. Noi siamo delle
nullità».
Quando le dicono che voi professori non siete mal pagati, soprattutto
in rapporto alle non moltissime ore lavorate, lei come risponde?
«Su questo ho un’opinione diversa dalla maggior parte dei miei
colleghi, e di sicuro non riuscirò a convincerli. Io ho visto come
funzionano le scuole all’estero. Ho notato che negli altri Paesi gli
insegnanti passano più ore di noi fra le mura della scuola. Qui c’è una
certa tendenza a scappare via appena finisce l’orario. È vero che poi
passiamo altro tempo a casa a correggere i compiti e a preparare le
lezioni, ma questo tempo non viene apprezzato come vero lavoro dal
resto della società, sembra un parttime. Invece all’estero molte di
queste attività vengono svolte fra le mura della scuola. Per
giustificare socialmente un aumento di stipendio dovremmo passare più
tempo a scuola. Ma il messaggio non passa».
(da La Stampa di Luigi Grassia)
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