Fioretto, un nuovo
nostro collaboratore che ama anche lui, come Polibio, l’anonimato ci fa
sapere che se alcuni colleghi, di sua conoscenza, passassero la prova
concorsuale e diventassero presidi, la scuola siciliana rischierebbe di
perdere ancora di più in serietà e credibilità; sparizioni già del
resto documentate in altri ambiti concorsuali attraverso le parole di
un neodirigente che giudica i prof. frustrati e livorosi, ma che non
sa, lui che si vanta di avere vinto un concorso, scrivere nemmeno
una letterina seppure di protesta. Dice Polibio che chi non sa scrivere
non sa neppure leggere e quindi non potrà mai riuscire a interpretare i
documenti sia del Miur e sia dei colleghi, a parte le relazioni, i
verbali e persino le semplici richieste delle famiglie se sono un
tantino più difficili del solito. Ma lasciamo stare. Fioretto
riflette su una cosa molto importante: che ne sarà della scuola
amministrata da un prof che già in classe non ha mai fatto nulla, che
si è assentato, che non ha tenuto bene il registro, che è stato
neghittoso e strafottente? E se, peggio ancora, è schizofrenico,
autoritario, instabile, vendicativo? Oppure inconcludente, pusillanime,
imbroglione, saltafossi?
Per nostro conto non ci interessa l’aspetto esteriore relativamente
all’orecchino o alle sbracature vestiarie, ma puntiamo il dito contro
l’uomo, o la donna, che c’è sotto quei vestiti e che potrebbe portare
una scuola con oltre mille alunni e alcune centinaia di docenti e Ata
alla completa disfatta e soprattutto senza alcuna possibilità di
intervento da parte dei docenti che non siano o le richieste di
ispezioni o la segnalazione all’Usr del malfattore, tutti marchingegni
che però trovano il loro tempo nei tempi della burocrazia e della
tutela del dirigente che potrebbe subire, male che vada, il semplice
trasferimento. Vengono dunque, anche attraverso interventi come quelli
di Fioretto, rafforzate le nostre proposte di eleggere direttamente il
preside da parte del collegio e del personale che se per sbaglio
dovessero nominare un dirigente come quello più sopra descritto hanno
tutta la possibilità e la forza e l’autorevolezza numerica di
metterlo in mora e comunque di non eleggerlo più la tornata
successiva. A parte il fatto che, all’interno della rosa dei colleghi
che si candidano, i professori e gli Ata sanno benissimo capire chi è
più idoneo a reggere la scuola, ma seppure sbagliassero hanno tutto il
tempo per rimediare. Per un momento riusciamo pure a immaginare i
controlli che la naturale opposizione, che si potrebbe venire a
creare, possa implementare per poi attaccare se è il caso
apertamente il preside, evitando così, o riducendo, perfino gli sprechi
o addirittura gli accordi concussivi coi fornitori. Un’altra realtà
amministrativa a nostro avviso che però viene contestata da molti
docenti e capiamo anche da chi: da chi sa che con ogni probabilità mai
potrebbe fare il preside senza un concorso, l’unico strumento
che, evitandogli il giudizio politico sui suoi comportamenti in classe
e col mondo interno alla scuola, gli possa consegnare una poltrona per
evitarsi di fare il maestro, che non è quello elementare, ma l’antico
Magister latino o il magnifico Magister incontrato a Castalia.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org