Quindici donne si
sono incatenate ancor prima dell’alba di oggi all’ingresso della sede
del provveditorato agli studi di Palermo. Perché il ritorno a scuola
non significa solo zaini e astucci nuovi, ma anche il riaffacciarsi
della questione dei precari storici della scuola nell’anno terzo della
riforma Gelmini. Si tratta di lavoratori che si definiscono
“autodeterminati”, non aderenti a sindacati, a partiti o altre
organizzazioni. E ancora una volta, all’inizio dell’anno scolastico,
non sanno che futuro li attende. Ognuno di loro ha almeno cinque anni
di servizio e, in particolare, si tratta di situazioni sociali
delicate: famiglie monoreddito, con mariti a carico, tutti, comunque,
vincitori di un concorso pubblico statale.
Al loro interno rappresentano le diverse categorie di lavoratori
della scuola, non solo insegnanti, ma anche operatori tecnici e
amministrativi. L’anno scorso si erano uniti in un comitato spontaneo,
chiamato “16 agosto” dalla data a partire dalla quale ha avuto inizio
la loro protesta che è sfociata in un lungo sciopero della fame. Anche
quest’anno hanno cominciato a rivendicare i propri diritti, hanno
manifestato alla sede del Miur regionale, in via Fattori, e sono stati
ricevuti dal viceprefetto di Palermo. Hanno spiegato che con la loro
azione vogliono impedire l’accesso di via Praga a funzionari e
lavoratori del provveditorato. L’alba di una protesta che certamente
durerà a lungo. (LiveSicilia)
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