La riduzione e il blocco
delle prossime due rivalutazioni delle pensioni interessano tutto il
personale della scuola a riposo: dal 1° gennaio 2012 e dal 1° gennaio
2013 l'indicizzazione annuale del loro assegno mensile lordo, compreso
fra tre e cinque volte il trattamento minimo Inps (467 euro), verrà
applicata per intero solo sugli importi fino a 1.400 euro, per essere
ridotta al 45 per cento per la parte eccedente e fino a 2.340 euro
(prima era corrisposta al 90 per
cento).
Tutti i dirigenti scolastici, poi, non avranno alcuna indicizzazione
sulla quota di pensione superiore a 2.340 euro, mentre, se non fosse
intervenuta la manovra, l'avrebbero percepita ridotta al 75 per cento.
Il tutto, ovviamente, salvo non intervengano modifiche in sede di
conversione parlamentare del dl, che è stato assegnato in prima lettura
al senato. Intenzioni in tal senso erano state espresse dalla Lega Nord
ma anche dallo stesso ministro del lavoro, Maurizio Sacconi. Dopo i
dipendenti pubblici, il blocco dei cui contratti, già operativo dal
2009, è stato prorogato fino al 2013, anche i pensionati sono chiamati
a dare il loro contributo al risanamento del bilancio dello stato dalla
manovra finanziaria (art. 11, terzo comma, del d.l. n. 98/2011). Il
sistema di indicizzazione delle pensioni, che rimane in vigore sia pure
con le riduzioni appena descritte, prevede che entro il mese di
novembre di ciascun il ministro del tesoro, oggi Giulio Tremonti,
determini la percentuale di adeguamento delle pensioni all'andamento
del costo della vita da applicare dal 1° gennaio successivo. È
prevedibile che la percentuale di indicizzazione decorrente dal
prossimo 1° gennaio 2012, che sarà determinata entro novembre, sarà di
circa il 2 per cento. La perdita media mensile per le pensioni
superiori a 1400 euro sarà al massimo di 9 euro, non esagerata, ma
aumenterà progressivamente per le pensioni più alte, facendosi
maggiormente sentire in termini di diminuzione del potere d'acquisto.
Rispetto al precedente del 2008, governo Prodi, che aveva escluso le
pensioni superiori a 3.420 euro (otto volte il trattamento minimo Inps)
da qualsiasi percentuale di indicizzazione anche relativamente alle
parti inferiori a tale importo, l'attuale meccanismo permette di
conseguire un aumento mensile di 36 euro, uguale per tutti gli assegni
superiori a 2.340 euro.
Sulla decisione del governo di non escludere del tutto da miglioramenti
anche le pensioni cosiddette d'oro, ha sicuramente pesato la posizione
della Consulta che aveva riconosciuto la legittimità costituzionale del
precedente blocco del 2008, ancorché totale, solo perché collegata a un
intervento perequativo di carattere solidaristico, che questa volta non
c'è, all'epoca era l'eliminazione dello scalone (sentenza n. 316/2010).
Secondo la Corte, poi, la mancata indicizzazione sarebbe stata
irragionevole, e quindi da dichiarare illegittima perché il diritto
alla rivalutazione è costituzionalmente protetto, solo se riproposta di
frequente. Poiché il blocco precedente ancora risaliva a dieci anni
prima, l'intervallo di tempo per riproporla è di dieci anni, poco più o
poco meno, non solo quattro anni. Nel frattempo, il legislatore, come
anche gli avevano riconosciuto i giudici costituzionali, è libero di
modulare i miglioramenti bilanciando i vari interessi in gioco. Come ha
fatto ora il ministro dell'economia. (da
ItaliaOggi di Mario D'Adamo)
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