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INVALSI: Esami idoneità di privatisti…. altro che prova Invalsi

Rassegna stampa
In alcuni Istituti superiori di Torino, sono terminati da poco gli esami di idoneità, alla quale ho preso parte, destinati a studenti privatisti, alcuni dei quali recuperavano due o tre anni, frequentanti pseudo-scuole private non parificate, chiedendo l’ammissione all’esame di Stato. Questi pseudo-studenti, - pochissimi avanti negli anni, con famiglia e lavoratori, - si sono presentati agli esami con un programma di tutto rispetto, ma solo sulla carta. Appena iniziate le interrogazioni  si è  avuta la sensazione di aver scoperto il vaso di Pandora.                       
 Dalle dichiarazione della maggior parte dei candidati è emersa la vergognosa truffa protratta ai danni di persone che sborsano cifre astronomiche, per il tipo di servizio ricevuto e che vanno ad ingrassare le tasche di istituti ai quali non importa nulla di trasmettere conoscenza, anche minima, ma interessa solo fare soldi e garantire il pezzo di carta.
Hanno dichiarato che il programma era stato svolto in piccola parte perché non c’era stato il tempo di svilupparlo, visto che alcune lezioni serali, -  ad esempio di storia ed italiano, -  si svolgevano con studenti di terze, quarte e quinte contemporaneamente. La promessa fattagli è che avrebbero terminato il programma in vista dell’esame di maturità.
Mi sono domandata, insieme ad alcuni colleghi, come fosse possibile svolgere tre quarti del programma in quattro settimane di TUTTE le materie. Inoltre su quei piani di lavoro, che sono una dichiarazione, in questo caso la si può definire tranquillamente mendace, erano apposte due firme, la prima quella del candidato, la seconda (illeggibile) del professore che aveva tenuto il corso. Alla domanda perché avessero firmato un documento che attestasse il falso, la risposta è stata semplicemente che non avrebbero potuto presentarsi ai nostri esami. Non solo obbligare a dichiarare un servizio fasullo ma anche obbligare, con forme di ricatto subliminale, a firmare un’attività svolta parzialmente, pena la perdita della possibilità di prendere un diploma e della  non indifferente somma di denaro versata.
Un altro fenomeno emerso in questo anno,  rispetto quelli precedenti, è l’incremento di  partecipazione a questi esami di giovani – 18/19 anni- non lavoratori, potenziali studenti che potrebbero frequentare tranquillamente la scuola pubblica, mantenuti dai genitori, che chiedevano l’idoneità alla quinta classe. Questo fatto ci ha fatto riflettere sul fenomeno molto italiano del prendere sempre una scorciatoia, costi quel che costi. Famiglie che invece di mandare i figli a scuola tutte le mattine a studiare seriamente, li assecondano in questa farsa, inculcando nella loro psiche in formazione, un metodo screditato di farsi strada nella vita. In fondo queste scuole permettono, qualunque sia il grado di preparazione (scarsissima), di presentarsi innanzi ad una commissione esaminatrice, che non li avrebbe fatti proseguire, se avessero frequentato normalmente la classe corrispondente. 
Davanti a questa vergognosa pantomima ho pensato alla prova Invalsi, - Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione - svoltasi nelle classi seconde delle scuole di secondo grado, per vedere la qualità dell’istruzione,  domandandomi perché noi professori di scuole pubbliche, “fannulloni e puzzolenti” come ci ha definito in nostro presidente del consiglio, dobbiamo farci prendere in giro in questo modo. Mi spieghino dove sta la qualità dell’istruzione in queste Grandi Scuole e se c’è qualcuno che li controlla.
Questo fa riflettere sul malcostume del nostro paese di trovare sempre il percorso più rapido e passare avanti indebitamente a  qualcuno, insomma farlo fesso. Viviamo in una società che corre, si affanna a prendere titoli che non gli spetterebbero; persone che una volta entrate nel circuito lavorativo, diventano arroganti, saccenti di un Sapere che non gli appartiene e basano le loro attività sull’improvvisazione. Queste persone sono le prime che sventolano quel pezzo di carta che servirebbe solo ad un uso igienico. E’ in questi momenti che penso il personaggio del bravissimo Antonio Albanese , Cetto Laqualunque, che pur nella amara risata, sottolinea la triste realtà italiana.
    (di Elena Vigiano da http://www.politicamentecorretto.com)

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Postato il Lunedì, 30 maggio 2011 ore 12:23:08 CEST di Pasquale Almirante
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