L'Italia arranca sugli
obiettivi da raggiungere per la ''Strategia Europa 2020'' sulle grandi
direttrici politiche per stimolare lo sviluppo e l'occupazione. In
nessuno degli standard prefissati il Belpaese brilla per attuazione, ma
su due in particolare risulta piuttosto indietro: spesa in ricerca e
sviluppo e abbandoni scolastici. E' quanto emerge dal ''Rapporto
annuale sulla situazione del Paese nel 2010'' diffuso oggi dall'Istat.
Gli ambiti sui quali la Strategia fissa gli obiettivi e svolge il
monitoraggio sono cinque: ricerca e sviluppo, con obiettivo di spesa
pari al 3 per cento del Pil; capitale umano, fissando la riduzione
degli abbandoni scolastici sotto la soglia del 10 per cento e
l'incremento al 40 per cento della quota di popolazione tra i 30 e i 34
anni con istruzione universitaria o equivalente.
E ancora: occupazione, stabilendo per il 2020 un tasso del 75 per cento
per la popolazione tra i 20 e i 64 anni; poverta' o esclusione sociale,
con obiettivo dell'uscita da questa condizione di 20 milioni di
persone; energia e ambiente, scegliendo come target la riduzione del 20
per cento delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, l'incremento
al 20 per cento della quota delle fonti rinnovabili sul consumo finale
interno lordo di energia e un miglioramento del 20 per cento
dell'efficienza energetica.
Per la spesa in R&S, la Ue fissa l'obiettivo al 3 per cento del
Pil, l'Italia a poco piu' della meta' (1,53).
L'attuale livello, 1,23 per cento nel 2008, colloca il nostro Paese in
una posizione di media classifica nel ranking comunitario (media Ue
pari a 1,92), ma la crescita dell'indicatore negli ultimi tre anni
segnala una tendenza positiva di poco inferiore a quella della Germania
e superiore a quella di Francia e Regno Unito. Anche relativamente alla
composizione, non e' lontano il traguardo dei due terzi della spesa in
R&S a carico delle imprese mentre il distacco dai partner europei
e' in progressiva riduzione, grazie a un tasso medio annuo di crescita
(in termini nominali) del 7,9 per cento della spesa sostenuta dalle
imprese italiane.
A livello regionale, Piemonte e Lazio si collocano gia' al di sopra
dell'obiettivo del Pnr per la spesa in R&S, mentre tutte le regioni
del Mezzogiorno (con la positiva eccezione della Campania) sono sotto
di oltre mezzo punto percentuale.
La situazione al Sud mostra la divergenza tra regioni che vedono anche
decrescere nel tempo le risorse dedicate (in particolare Basilicata e
Sardegna) e le positive tendenze all'incremento della Calabria (tasso
di crescita medio annuo del 10 per cento tra il 2000 e il 2008) e, in
misura piu' contenuta, della Campania e della Puglia.
Sul fronte del capitale umano, nella Strategia Europa 2020 il 40 per
cento dei 30-34enni deve avere un'istruzione universitaria o
equivalente. La media Ue e' pari al 32,2 e dieci paesi (tra i quali
Francia e Regno Unito) hanno gia' superato il livello atteso. Il Pnr
(Programma nazionale di riforma) fissa l'obiettivo per l'Italia tra il
26 e il 27 per cento, con un incremento atteso di circa 7 punti
percentuali rispetto al valore attuale (19,8 per cento), in linea con
la tendenza media degli ultimi 6 anni. In questo campo le differenze di
genere appaiono consistenti a favore delle donne (24,2 per cento di
laureate a fronte del 15,5 per cento dei coetanei 30-34enni) e anche la
tendenza premia la componente femminile, con incrementi medi di poco
inferiori al punto percentuale annuo (piu' del doppio della
corrispondente tendenza per gli uomini). I differenziali territoriali
sono accentuati, con le regioni del Centro nelle migliori posizioni (in
Umbria, Marche e Lazio piu' di un giovane su quattro e' laureato) e
quelle del Mezzogiorno nelle peggiori (particolarmente Puglia, Campania
e Sicilia).
Anche Veneto e Friuli-Venezia Giulia si collocano al di sotto della
media nazionale.
Infine, gli abbandoni scolastici. Nella Strategia Europa 2020 gli
abbandoni scolastici prematuri (Esl) devono essere contenuti al di
sotto della soglia del 10 per cento. Il fenomeno dei giovani (20-24
anni) che hanno abbandonato gli studi senza conseguire un diploma di
scuola media superiore interessa tutti i paesi dell'Unione (media 14,4
per cento).
Sono forti le disparita' tra gli Stati che gia' hanno raggiunto o sono
prossimi all'obiettivo (paesi del Nord Europa e molti tra quelli di
piu' recente accesso) e alcuni paesi del Mediterraneo (Spagna,
Portogallo e Malta), dove le quote di abbandono superano il 30 per
cento. Quasi ovunque l'incidenza e' superiore tra i ragazzi rispetto
alle ragazze.
In Italia il fenomeno degli Esl rimane consistente (18,8 per cento nel
2010), particolarmente tra i ragazzi (22,0 per cento contro il 15,4
delle ragazze). L'obiettivo fissato dal Pnr (15-16 per cento) non
appare particolarmente ambizioso e non consente un avvicinamento deciso
rispetto agli obiettivi comunitari.
Le differenze territoriali sono marcate: particolarmente grave la
situazione della Sicilia, dove piu' di un quarto dei giovani lascia la
scuola con al piu' la licenza media.
Percentuali superiori al 23 per cento si registrano anche in Sardegna,
Puglia e Campania. Piu' in linea con il traguardo europeo del 2020
appare il Nord-est, con un tasso di abbandono scolastico intorno al 12
per cento nella provincia autonoma di Trento e in Friuli-Venezia
Giulia. La tendenza alla riduzione degli Esl, piu' incisiva fino al
2007, mostra negli anni recenti un andamento stagnante. Le regioni del
Mezzogiorno, pur partendo dai livelli piu' elevati, sono quelle che
mostrano la maggiore il contrazione del fenomeno.(ASCA)
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