Il problema sta nel
manico. E il manico è il taglio degli organici.
Solo nella primaria, 9.200
vogliono ancora tagliarne (ma forse il Ministro li chiamerebbe
“minori spese”, chissà).
Noi abbiamo ben presente che alla luce dei ricorsi che abbiamo vinto al
Tar tutta la procedura per la determinazione degli organici è
nulla. Ma per il momento il MIUR tira avanti per la sua strada, ovvero: via 4700
specialisti!, che rientrano nel rango di insegnanti
“ordinari”, specializzati. Naturalmente d’ora in poi le ore
di inglese rientrano nell’orario settimanale assegnato: 27 o 40 o 30
ore, non una di più per gli alunni, e, soprattutto,
non sia mai che si mantenga qualche compresenza!
In questo modo, non si riesce a
coprire il fabbisogno di ore di insegnamento dell’inglese. C’è
quindi una contraddizione tra i tagli agli organici e il diritto ad
usufruire dell’insegnamento della lingua straniera nella scuola
primaria. Contraddizione che rende illegittima l’eliminazione della
figura dell’insegnante specialista.
Il MIUR era consapevole delle conseguenze del taglio epocale e
già l’anno scorso ha lanciato la “Prosecuzione del Piano di formazione”
in modo da formare i maestri e le maestre ancora sprovvisti di titolo e
farne degli specializzati. Si deve
trattare davvero di un “Piano miracoloso” visto che, dopo solo 50
ore di corso (di cui 20 on line), si può insegnare inglese nelle
classi prime e seconde già nel corrente anno scolastico. Abbiamo
denunciato tutto ciò.
Specialisti clandestini?
Ma altri guasti si stanno producendo. A fronte dell’ulteriore taglio
negli organici assegnati, spesso si cerca di assicurare
l’insegnamento dell’inglese spalmando l’orario settimanale dei docenti
specializzati su più classi, magari facendogli insegnare solo inglese.
Lo specialista, fatto uscire dalla porta, rientrerebbe così,
clandestinamente, dalla finestra, ma solo dopo una riduzione
complessiva del tempo scuola (in Veneto l’USR lo chiama
“riequilibrio!”). A sostegno di questa opzione, taluni USR
hanno invocato lo schema di decreto interministeriale. Tale schema di
decreto ha valore nullo non essendo ancora stato emanato.
Il fatto è che c’è una contraddizione insanabile tra la norma che
impone l’insegnamento della lingua inglese e le necessità di bilancio.
Chi ci perde sono i bambini e gli insegnanti. Anche sull’inglese che doveva essere uno
degli elementi qualificanti della cosiddetta nuova scuola (vi ricordate
le tre I?) si smantella la qualità e, sostanzialmente, non
si assicura un importante insegnamento.
Nel frattempo, come procede il Piano miracoloso?
Le ultime informazioni fornite dal MIUR risalgono a novembre e ci
dicono che: circa 500 docenti tra
quelli che avevano iniziato i corsi hanno abbandonato e ben 3.699 si
sono limitati a iscriversi alla piattaforma.
Le ragioni di questa situazione, che certo non si configura come un
grande successo per l’Amministrazione, cominciano a delinearsi non
appena si guardi alla cosa un po’ più da vicino.
Innanzitutto vi sono state diffuse
forzature. L’ossessione dell’obbligatorietà ha fatto sì che maestre e
maestri talvolta alle soglie del pensionamento sono stati forzati ad
iscriversi ai corsi. Altri si sono ritrovati a dover frequentare corsi
in sedi lontane dal proprio domicilio con relativi forti oneri dovuti
ai costi e ai tempi degli spostamenti. Altri ancora alla fine
della prima tranche del corso non hanno raggiunto gli obiettivi
previsti o hanno scoperto una idiosincrasia per l’inglese…
Vogliamo ribadire con forza che
1. La FLC ritiene l’obbligatorietà
illegittima poiché il CCNL all’art 64, comma 1 definisce la
partecipazione ad attività di formazione e di aggiornamento come un
diritto e quindi non un obbligo. L’iscrizione ai corsi deve perciò
avvenire su base volontaria. Restiamo peraltro convinti che basterebbe
applicare i criteri enucleati dall’ANSAS per risolvere gran parte dei
problemi collegati all’individuazione dei partecipanti ai corsi.
2. Quanto al rimborso delle spese di
viaggio, ricordiamo che il comma 3 dell’art 64 del CCNL recita:
Il personale che partecipa ai corsi di formazione organizzati
dall'amministrazione a livello centrale o periferico o dalle
istituzioni scolastiche è considerato in servizio a tutti gli effetti.
Qualora i corsi si svolgano fuori sede, la partecipazione ad essi
comporta il rimborso delle spese di viaggio.
3. Utilizzo degli insegnanti: Il docente specializzato non può
venir trasformato suo malgrado in una sorta di “specialista
clandestino” perciò l’obbligo di insegnare inglese vale solo per
le classi assegnate, come afferma anche la circolare sugli
organici.
Su questi aspetti, la FLC tutelerà da tutti i punti di vista il
personale anche attivando le procedure vertenziali del caso.
Al MIUR rinnoviamo la richiesta di un incontro, a questo punto più che
urgente, per affrontare le criticità relative all’insegnamento
dell’inglese nella scuola primaria. (da Flc-Cgil)
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