Di certo per
ora ci sono solo i tagli e il non rispetto delle norme di legge».È
sconsolata la segretaria bolognese della Flc-Cgil, Sandra Soster, dopo
l'incontro con l'Ufficio scolastico provinciale. «Stanno portando la
scuola pubblica allo sfascio – sentenzia – colpiscono il tempo scuola e
smantellano il tempo pieno, limitano l'integrazione degli alunni
disabili, i diritti dei lavoratori, perfino la sicurezza. Ma tutto
questo pare che non interessi, che l’unico scopo sia il raggiungimento
dell'obiettivo economico fissato dal Governo». E il risultato di questa
politica, purtroppo si comincia a vedere. Per la prima volta da 10 anni
a questa parte gli iscritti alla scuola primaria statale sono in calo:
meno 50 per il prossimo anno scolastico a
Bologna.
Cinquanta alunni in meno alle elementari - mentre in tutti gli altri
ordini di scuola, dalle materne alle superiori, si registrano aumenti
consistenti - significano per la Cgil due cose: che ci sono immigrati
che avendo perso lavoro e quindi il permesso di soggiorno sono
rientrati nei paesi di origine (è il caso di Imola, dove il dato è
stato verificato); che una parte delle famiglie si sta orientando verso
le scuole elementari private perchè comincia a convenire. «Igenitoriche
necessitano del tempo pieno per i loro figli fanno i conti – spiega
Soster – calcolano che rimanendo nella scuola pubblica dovrebbero
comunque pagarsi l'aumento della refezione e anche gli educatori per
coprire il tempo scuola richiesto, e in diversi casi arrivano alla
conclusione che complessivamente può essere più conveniente pagare la
retta alle private. Anche perchè lì la garanzia del tempo pieno c’è,
nel pubblico non più». E viene da pensare che così si cominci a
raggiungere non solo l’obiettivo economico, ma anche quello politico.
L’altro dato allarmante riguarda la scuola dell’infanzia. Allo stato, a
Bologna e provincia sono 736 i bambini in lista d’attesa per entrare,
nel settembre prossimo, alle materne. «Un aumento esplosivo - dice
Sandra Soster - dovuto al fatto che crescono i bambini da 3 a 6 anni,
cresce la domanda e non aumenta l’offerta della scuola pubblica. Non
essendo scuola dell’obbligo, lo Stato nonmette le risorse. E le Regioni
non riescono più a supplire». Cosìanchein questo segmento cresce
l’offerta delle scuole a pagamento, paritarie e private; ma cresce
anche il numero dei bambini tenuti a casa, soprattutto nelle famiglie a
basso o mono reddito. Aumentano invece di oltre 800 gli iscritti alla
scuola media e di oltre 600 quelli alle superiori. Complessivamente, a
fronte di un più 2.112 dalle materne alle superiori, ci saranno l’anno
prossimo 149 insegnanti in meno, nel bolognese. «Un disastro - commenta
Soster - con un vero e proprio “miracolo” alle medie: 58 insegnanti in
meno a fronte di una quarantina di classi in più». È evidente che con
questi numeri è lo stesso «sistema scuola» che non regge più. Classi
“sardina”, fine delle compresenze e tempo scuola che scende a 27 ore
alle elementari. Tempo prolungato e insegnanti di inglese che
scompaiono alle medie. Taglio dei laboratori alle superiori. Insegnanti
di sostegno che mancano ovunque. Boom di precari (25% degli insegnanti,
40% tra i bidelli). La Cgil risponde con la linea dura a questo
sfascio: ricorsi al Tar (già avviati, prima sentenza attesa il 7
luglio) e al giudice del lavoro sulla gestione del personale. Denunce
alla Procura della Repubblica (solo annunciate, per ora) laddove si
registra il mancato rispetto delle norme basilari della didattica e
sulla sicurezza. Sollecitazione «a tutte le istituzioni e al sistema
territoriale bolognese a muoversi subito e con determinazione ». E
iniziative di lotta, come l’occupazione simbolica di tutti gli ex
provveditorati dell’Emilia-Romagna che andrà in scena oggi (a Bologna
alle 14.30, in via De Castagnoli, 1). «Con gli altri sindacati c’è
piena condivisione sull’analisi della situazione, ma in piazza come al
solito andiamo solo noi», dice Soster. (da L'Unità di Claudio Visani)
redazione@aetnanet.org