I presidi
dovranno riempire le aule fino al limite. E se in quelle classi ci sono
bambini disabili, poco importa: dal prossimo anno scolastico si
dovranno stringere pure loro. Perché da settembre salta anche quella
piccola protezione, contenuta nella riforma Gelmini, che prevedeva la
creazione di sezioni più piccole nelle scuole che vedono fra gli
iscritti anche portatori di handicap.
La seconda ondata di tagli del governo va ad abbattersi con forza su
uno dei volti già sofferenti della scuola: quello degli alunni
diversamente abili. Una circolare con le indicazioni per la formazione
delle prime elementari, diramata a tutti i presidi dall’Ufficio
scolastico regionale, parla chiaro: dall’anno prossimo alle classi
bisogna applicare il «divisore massimo» previsto dal decreto Gelmini
sul riordino scolastico, vale a dire 27 studenti, «senza applicare la
riduzione prevista dall’articolo 5 dello stesso regolamento», che pone
un tetto di 20 alunni per «le classi prime di ogni ordine e grado che
accolgono alunni con disabilità».
La richiesta fatta dal provveditorato ha immediatamente scatenato le
ire dei presidi delle scuole primarie, già provati dalla prospettiva di
un’ulteriore riduzione dell’organico (a settembre salteranno altri 2400
posti, dopo gli 800 dell’anno scorso): «Classi da 27 bambini sono già
una follia — tuona Giovanni Del Bene, preside del comprensivo Cadorna —
ma i disabili non possono stare in ambienti così affollati. L’anno
prossimo in una mia prima ci sarà un alunno autistico molto grave: solo
il rumore lo mette in difficoltà. Come faccio a metterlo in una classe
con altri 26 alunni?».
I dirigenti parlano di norme sulla sicurezza violata: «E se succede
qualcosa? È fuorilegge stipare i bambini così — prosegue Del Bene — Se
il ministero mi obbliga a questo, devono mandarmi una lettera, che
appenderò in presidenza, in cui mi sollevano da ogni responsabilità se
c’è un incidente». In molti annunciano linea dura: «Farò richiesta di
organico come se quella lettera non l’avessero mai mandata — dice Laura
Barbirato, preside della Bodio Guicciardi — Mi negheranno sicuramente
una classe, ma dovranno spiegarmi perché mi costringono a violare una
legge».
Immediata la reazione dei sindacati: «Una forzatura gravissima, che
denunceremo con ogni strumento», commenta Pippo Frisone, della Cgil.
«L’unica classifica europea in cui, grazie alle nostre leggi, siamo
primi — commenta Rita Frigerio, della Cisl — è quella sull’istruzione
dei bambini disabili, Ora stiamo perdendo pure questo primato». Secondo
Marco Campione, responsabile scuola del Pd, «questa direttiva
vergognosa è la dimostrazione che l’Ufficio scolastico regionale si
ritrova ad avere a che fare con tagli ormai insostenibili per tutta la
Lombardia». E si appella agli esponenti di centrodestra della Regione:
«Facciano pressing sulla Gelmini, la scuola lombarda è in ginocchio».
(di tiziana de giorgio Repubblica.it )
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