L'Invalsi
approda alle scuole superiori. Da maggio infatti le prove di italiano e
matematica, dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema
educativo di istruzione e di formazione, che servono ad esaminare le
competenze degli studenti, saranno estese anche alle seconde classi
delle scuole superiori.
La ministra, Mariastella Gelmini, lo aveva annunciato tempo fa ed ora
la prova è ufficiale.
Per la prima volta alle superiori:
Gli studenti delle superiori affronteranno il prossimo maggio la
verifica per la prima volta, come già succede da due anni, nella scuola
primaria e alle medie.
Uno degli obiettivi principali è la valutazione dell'apprendimento in
italiano e matematica degli studenti della seconda e quinta classe
della scuola primaria, della prima e terza classe della scuola
secondaria di primo grado e della classe seconda della scuola
secondaria superiore, secondo quanto pubblicato in una lettera del
ministero sul sito Invalsi.
Si parte il 10 maggio con italiano e
matematica
Il 10 maggio, prove di italiano e matematica per gli studenti del
secondo anno delle superiori; l'11 maggio, prova di italiano per gli
alunni del secondo e del quinto anno della primaria; il 12 maggio,
prova di italiano per gli studenti della prima media; e il 13 maggio,
prova di matematica per gli alunni della
primaria.
Ma la questione non è lineare come potrebbe sembrare. Se le scuole sono
obbligate a far svolgere questi test ai propri studenti, i docenti non
hanno l'obbligo “di somministrare i questionari, compilare le relative
schede o di sorvegliare la classe durante lo svolgimento della prova”.
Secondo alcuni docenti è “lavoro
straordinario”
Questo tipo di attività, secondo il personale scolastico, non rientra
nel contratto di lavoro e dovrebbe, quindi, essere “lavoro
straordinario”. Uno dei problemi sottolineati da presidi e professori è
l'annosa situazione economica in cui versa la scuola italiana, sono
infatti molte le scuole che non dispongono dei fondi necessari
per pagare uno straordinario agli insegnanti.
La questione dei premi e dei risultati
Su tutto ciò fa leva la campagna dei Cobas, secondo cui “ è
chiaro - come spiega il portavoce Piero Bernocchi - che il ministero
vuole agganciare i premi per gli insegnanti ai risultati dei
questionari. Così si rischia che la scuola italiana diventi una
palestra per allenarsi ai quiz. Per noi i test non sono obbligatori e
faremo diffide ai presidi che non consentono ai collegi docenti di
decidere liberamente se partecipare o
meno”.
Rientrano o no nei doveri dei docenti?
Non è dello stesso parere l'avvocato Laura Paolucci, che rende noto il
suo parere in una lettera pubblicata sul sito dell'Ufficio scolastico
regionale del Piemonte, in cui spiega come “le prove sono obbligatorie
per le scuole e il collegio dei docenti non ha nessun potere di
deliberare in merito”. Il problema però è che se gli insegnanti hanno
l'obbligo di svolgere “attività di insegnamento” e “attività funzionali
all'attività di insegnamento”, lo svolgimento delle Prove Invalsi non
rientra, secondo le scuole avverse al test, in nessuna di queste due
attività.
A Roma alcuni licei rifiutano il test
Intanto in alcuni istituti il dissenso non tarda a farsi sentire,
infatti non parteciperanno alle prove i licei De Chirico e Malpighi di
Roma. E, probabilmente sulla stessa lunghezza d'onda, il noto liceo –
ginnasio Mamiani. Gli insegnanti di quest'ultimo in un documento si
scagliano contro i test che definiscono come dei “telequiz” con cui si
vogliono “dividere e gerarchizzare gli insegnanti”.
Dissensi anche in altre parti d’Italia
Non collaboreranno alle prove i docenti dell’istituto Almeyda di
Palermo, quelli dell’Allegretti di Vignola e del Da Vinci di Firenze. A
Bologna, al liceo Sabin, i docenti faranno fare i test, ma non li
correggeranno. “Non c’è un euro - conferma la Flc Cgil - per retribuire
i professori che somministrano e correggono le prove”.
Il ministero: “No al muro contro muro”
La soluzione per alcuni presidi sarà forse far svolgere i test durante
l'orario
scolastico.
A questo punto chiarire toccherebbe al ministero. Dal Miur garantiscono
di non voler fare “muro contro muro”, e che ovviamente “la
situazione andrà chiarita, magari con una circolare che faccia capire
meglio il contesto normativo in cui si inseriscono i test”.
(di Serena Fiorletta da http://www.ilsalvagente.it)
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