Dalla Gelmini a
Vladimir Luxuria, l’unica parola capace di riassumere il senso profondo
degli ultimi anni è la parola tagli. Tagli, sempre tagli,
fortissimamente tagli.
La Moratti taglia con la scimitarra, Fioroni con il bisturi,
Gelmini con la sega elettrica: l’importante è tagliare, togliere,
rinunciare a qualcosa che in passato si riteneva centrale e decisivo.
Non siamo di fronte ad un risparmio, come si sostiene senza arrossire a
reti ed edicole unificate, perché, complessivamente, la spesa pubblica
non diminuisce ma aumenta. Si tratta di un cospicuo trasferimento di
risorse da settori capaci di far vincere l’Italia a settori capaci di
far vincere le elezioni.
Curiosando fra le macerie, non può non colpire il drastico taglio (da
30 a 20, un terzo!) delle scuole da indicare per eventuali supplenze.
Dal momento che la spesa per convocare i precari tramite telegramma è
eccessiva, non si cerca un metodo più efficiente ed economico ( pare
che ne esistano), ma si tagliano sedi e opportunità.
In forza di questa misura tragicomica, nelle classi dei nostri figli
non entra il docente più bravo ma quello più fortunato, capace di
ricevere in sogno i nomi delle scuole incubatrici di supplenze. Se
fosse un film, si intitolerebbe “Dalla meritocrazia all’occultismo”.
Su quale bilancia si pesa l’accortezza di un taglio? Sulla capacità di
farne gravare il peso sulle spalle dei più forti. Qui, invece, si
abbatte implacabilmente sui giovani supplenti, sulle donne (visto che
il personale della scuola è prevalentemente femminile) e su studenti
senza voce.
Tuttavia, il vento della modernità inizia a soffiare impetuoso anche
nelle auguste stanze ministeriali. Così, d’ora in poi, le convocazioni
avverranno via mail e sms, coniugando risparmio e tempestività.
Risolto il problema dei costi, perché non ripristinare la possibilità
di scegliere fra 30 scuole, in modo da selezionare gli insegnanti in
base al curriculum e non in base al caso?
Nessuno ne parla, nessuno domanda e nessuno risponde. Tutto lontano,
tutto finito; tutto normale, tutto come sempre.
La priorità delle priorità per la seduzione propagandistica dominante è
del tutto diversa: espellere gli extracomunitari prima che mangino
tutta la nostra polenta. Del resto, al centro dell’esperienza umana c’è
l’oblio; scandisce da sempre il ritmo della storia. Affrontare la
realtà è faticoso, potrebbe portarci dove non vogliamo. Per l’uomo è
più facile credere vero ciò che preferisce.
Come scrive Noam Chomsky, “quando i fatti sono troppo schiaccianti per
poter essere ignorati, la strategia migliore è di ignorarli”.
Guglielmo La
Cognata
gliegli@hotmail.it