Il sistema
pubblico di istruzione è la condizione decisiva per una democrazia
inclusiva ed ugualitaria. Berlusconi, delegittimando la scuola
pubblica, intende assestare l’ ulteriore colpo alla Costituzione che
afferma un nesso inscindibile tra diritti civili e sociali e assetti
istituzionali. La conoscenza non deve essere mai piegata al pensiero
unico per distruggere la libertà d’insegnamento. Non può essere
trasformata da bene comune in risorsa a disposizione di chi è in
condizione di pagare. È quindi un diritto di libertà e proprio
per questo bisogna arrestare le politiche regressive del Governo
costruendo una radicale alternativa che parta proprio dalla
ripublicizzazione del
sapere.
È per queste ragioni che l’indignazione che percorre in lungo e
in largo l’Italia, che si esprime in centinaia di messaggi sui blog,
sui giornali, sui siti deve tramutarsi in una vasta rete di alleanze
sociali e politiche che ricostruisca un nesso inscindibile tra lavoro,
conoscenza e libertà. La manifestazione del 12 Marzo deve essere la
«giornata dell’orgoglio» delle lavoratrici e dei lavoratori della
conoscenza stanchi di essere offesi dalla Gelmini e da Berlusconi e che
pretendono rispetto per la propria dignità e professionalità. Saranno
in tanti in piazza a gridare basta perché sono gente onesta e vogliono
bene alla scuola pubblica. Vorrei riportare alcune parti della risposta
“all’esperto del bunga bunga” da parte di Daniele, un precario della
scuola. Caro Presidente del Consiglio, sono precario ma sono felice di
potere insegnare, sono precario e sono felice di vedere ogni mattina i
miei ragazzi, sono precario e sopporto tutto, perché voglio dare ai
ragazzi la possibilità di essere felici. Io inculco la felicità, Lei
“inculca” la tristezza del mondo che invecchia (di Mimmo Pantaleo
da l'Unità)
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