Un valido
modello di valutazione dei docenti non dovrebbe avvenire attraverso il
giudizio dell'Invalsi, né di studenti e famiglie, ma essere affidato a
organi ispettivi esterni: a sostenerlo è il professor Giorgio Israel,
membro del Comitato tecnico scientifico costituito 'per l´elaborazione
delle linee strategiche relative alla costruzione di un sistema
nazionale di valutazione' attraverso un documento pubblicato oggi nel
sito internet della Gilda degli insegnanti.
"Per quel che riguarda i compiti dell'Invalsi - scrive Israel - ritengo
che esso debba restare rigorosamente fuori da una valutazione dei
docenti, se non, al limite, anche qui con test di base volti a
individuare la presenza di elementi di minima decenza".
E aggiunge: "La valutazione dei docenti, elemento di grave criticità e
di notevole urgenza, deve essere affidata alle ispezioni".
Il sindacato, la Gilda degli insegnanti, che ha 'ospitato' il commento
del professor Israel, si sofferma sul fatto che le osservazioni
formulate da Israel "divergono in maniera significativa dalle
conclusioni della Commissione (ministeriale ndr) che ha messo a punto
il progetto di sperimentazione del merito respinto dai docenti".
L'esperto di modelli e organizzazione scolastica boccia anche l'ipotesi
di fare degli 'utenti', studenti e famiglie, i principali attori della
valutazione della scuola e dei docenti: Israel la definisce "una
scorciatoia illusoria che può rendere il sistema di valutazione
semplice quanto inefficace e fonte di veri e propri errori". Secondo lo
studioso, si tratta di un metodo che "deriva da un'idea banalmente
sbagliata e cioè che la scuola sia un'azienda fornitrice di beni e
servizi e che studenti e famiglie siano l'utenza. Il sistema migliore
di valutazione dell'istituto scolastico e dell'insegnante - continua
Israel - è quello condotto dai competenti in materia", e cioè da un
nucleo composto da "ispettori e dagli stessi insegnanti".
Per quanto riguarda il metodo di valutazione, l'autore del documento
boccia i meccanismi standardizzati dei test e si dichiara favorevole,
invece, a una "relazione dettagliata e libera nello stile e nei
contenuti. Quel che mi sembra fondamentale assumere come punto di vista
- conclude Israel - è che il processo di valutazione deve essere inteso
come un processo culturale e non come un processo manageriale".
(TMNews)
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