«Sistema
migliore ma con meno risorse» È una buona notizia per la scuola
statale. E arriva dal rapporto Ocse Pisa, lo studio internazionale che
dà i voti ai 15enni di una sessantina di Paesi del mondo. Nelle pagelle
assegnate pochi giorni fa agli studenti del nostro Paese quelli delle
scuole statali sono andati meglio degli altri. In particolare nella
prova di lettura e comprensione del testo, con i test fatti nell’aprile
del 2009, quasi due anni fa. Tra le tante tabelle ce n’è una che divide
i risultati in due grandi gruppi: gli studenti delle «public school»
hanno preso 38 punti in più rispetto a quelli delle «private school» .
Una differenza del 7,9%. In quasi tutti gli altri Paesi accade il
contrario. Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Germania alla
Spagna, gli studenti delle scuole statali raggiungono risultati
peggiori. «L’Italia— dice Francesca Borgonovi, analista dell’Ocse e tra
gli autori del rapporto— è quasi l’unico Paese in cui le scuole statali
vanno decisamente meglio di quelle private» . Nel nostro stesso gruppo
ci sono, ad esempio, Tunisia e Indonesia. Il confronto internazionale,
però, non è semplice. L’Ocse considera «public school» quelle che sono
direttamente gestite dallo Stato o dagli enti locali. Mentre nella
categoria «private school» mette sia
quelle private vere e proprie sia quelle che, anche se private,
ricevono comunque fondi pubblici. Delle 1.097 scuole italiane che hanno
partecipato ai test quasi tutte (il 94,7%) sono statali, il 3,3%sono
paritarie, cioè non statali ma gestite comunque dal pubblico per mano
di province e comuni. Mentre solo l’ 1,7%sono private. Anche a voler
andare in profondità, le statali raggiungono risultati migliori sia
delle paritarie sia di quelle private, che fanno segnare un ritardo
molto più marcato. «Questi dati— dice ancora l’analista dell’Ocse
Francesca Borgonovi— ci dicono che le scuole pubbliche sono più
efficienti nonostante abbiano studenti più “difficili”, dato il loro
livello socio economico più basso, e anche maggiori problemi di
risorse» . Ma perché differenze del genere? Come in tutte le indagini a
campione molto dipende dalle singole scuole che entrano nella lista dei
partecipanti. È possibile che sui risultati delle private pesino i
cosiddetti diplomifici, che negli altri Paesi sono molto più rari. Da
noi il titolo di studio ha lo stesso valore legale a prescindere
dall’istituto che lo ha rilasciato. In altri Paesi il valore dipende
dal nome della scuola frequentata. È anche questa differenza che
consente di sopravvivere ai «diplo
mifici» privati, scuole dove non conta la qualità dell’insegnamento,
dove magari si fanno due anni in uno, ma che alla fine consegnano
comunque il pezzo di carta. Diverso il caso delle scuole paritarie,
cioè pubbliche ma non statali. Altre indagini — come quelle
dell’Invalsi — ci dicono il contrario del rapporto Ocse Pisa, e cioè
che i loro risultati sono migliori rispetto alle statali. Tutto dipende
dal campione, ma i nomi degli istituti che partecipano al rapporto Ocse
sono coperti da privacy. In ogni caso è una buona notizia per la scuola
statale. E ne abbiamo bisogno: ieri a Palermo gli studenti di 158
scuole si sono seduti al banco con il piumino indosso. Non ci sono i
soldi per pagare il riscaldamento. (di Lorenzo Salvia dal
Corriere della Sera)
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