Nello specifico, per quanto riguarda la scuola, la manovra del Governo
blocca tutti i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, congela le
retribuzioni, innalza l’età pensionabile per le donne e taglia i
trasferimenti agli enti locali con effetti pesanti e concreti sul
funzionamento scolastico e sulle strutture. Ciò significa meno soldi
per le mense scolastiche, per i trasporti, per i buoni libro. “La
manovra è iniqua – continua Campanari – perché colpisce solo il lavoro
dipendente e dei pensionati mentre non prevede aliquote patrimoniali
sulle rendite e sui grandi patrimoni. Questo ha come risultato
immediato quello di danneggiare gravemente il sistema pubblico della
conoscenza e del welfare”. Oggi 11 novembre, (ieri per il quotidiano)
il focus dei lavori è stato sull’’Università, sulla Ricerca e sull’AFAM
(Alta Formazione Artistica e Musicale). L’approfondimento del tema è
stato affidato a Rita Guariniello dirigente del Centro Nazionale FLC
CGIL (dipartimento contrattazione Università, Ricerca, AFAM) che ha
fatto chiarezza sulle conseguenze, nel settore universitario, della
manovra economica, del Decreto Gelmini e delle circolari emanate dal
ministro Brunetta. Il Decreto rappresenta una vera e propria inversione
di rotta nel percorso di autonomia universitaria. Tutto il
provvedimento ha la tendenza a centralizzare il potere, nella
convinzione che la comunità accademica, vista la pluralità degli
interessi in campo, sia incapace di autogovernarsi. Ma un sistema
complesso come quello accademico, nonostante i limiti e le
degenerazioni particolaristiche che, a volte, ha dimostrato in questi
anni, non può, naturalmente, rinunciare all'esercizio concreto
dell'autonomia. Tra norme dirette e deleghe, il DDL contiene circa 180
prescrizioni, minuziosamente esposti, che si abbatteranno
sull'università e la renderanno un sistema burocratico, centralistico,
autoritario, privatistico, chiudendo ogni reale prospettiva di studio e
di lavoro ai giovani, non solo non dando nessuna prospettiva di
stabilizzazione al precariato, ma anzi, dimezzando del 50% i contratti
a termine, cancellando, così di fatto, i ricercatori, Nella rincorsa
all'ispirazione centralistica la parte del leone spetta al Ministero
dell'Economia, che diventa il vero controllore del sistema, quasi
commissariando il MIUR. A fronte di una media europea del 2%, il nostro
paese investe in ricerca e sviluppo appena lo 0,8% del PIL, e la
riforma attuale accentuerà ancora di più la controtendenza dell'Italia
che, che abbassando il livello delle prestazioni del sistema
universitario, ne uscirà indebolita in confronto ai competitori
internazionali. Inoltre, non solo il governo dell'ateneo sarà in mano a
pochi, visto che molto probabilmente saranno escluse le rappresentanze
elettive del personale tecnico amministrativo, il consiglio di
amministrazione sarà costituito da un numero massimo di 11 membri non
elettivi e avrà una forte componente di soggetti esterni, ma la
rincorsa ai finanziamenti porterà i Rettori a chiudere gli atenei e le
facoltà decentrate con la conseguenza di non poter più tutelare le
professionalità acquisite e di creare sovrapposizioni di funzioni. Gli
incontri hanno avuto luogo presso il Monastero dei Benedettini di
piazza Dante a Catania e hanno visto, oltre che la partecipazione di
numerosi professionisti della scuola, dell'università e della ricerca,
gli interventi di Giusto Scozzaro, segretario regionale FLC GIL
Catania, Maurizio Lembo, dirigente nazionale FLC, Angelo Villari,
segretario CGIL di Catania e Antonella Distefano, che, in qualità di
segretario generale FLC di Catania, ha coordinato i lavori.
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