''Nessuno
speculi sulla pelle dei ragazzi''. Il monito arriva dal giornale dei
vescovi, l'Avvenire, alla luce delle polemiche nate intorno alla
protesta degli insegnanti precari e dopo la conferenza stampa con cui
il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha presentato le
novita' introdotte dalla sua riforma dell'istruzione. Nell'anno
scolastico che sta per cominciare, si legge nell'editoriale, ''non si
guardi ad altri interessi che non siano quelli dei ragazzi, non si
sfrutti il loro nome per richieste e pretese, per quanto comprensibili.
Non si faccia carriera sulla loro pelle''. Il che vale "per il
Ministro, e per ogni adulto che ha una funzione nella scuola". Una
frase che ha scatenato una ridda di interpretazioni, in particolare in
chiave anti Gelmini. Ma un intervento del direttore del quotidiano ha
sgombrato il campo da ogni polemica, tanto che da Cernobbio il ministro
ha condiviso l'intervento di Avvenire.
''La signora ministro - affermava l'articolo - ha affrontato con
gagliarda e dunque controversa volontà riformatrice sia l'Università
che la scuola. Una partita personale e politica su cui sta scommettendo
molto". Sulla quale il giudizio dei vescovi rimane sospeso.
Nonostante gli sforzi, infatti, anche per "interessi corporativi" e i
"molti problemi lasciati per strada" "anche quest'anno il panorama
dell'avvio" del nuovo anno scolastico appare - a giudizio di Avvenire -
"confuso e pieno di ombre". "Speriamo - auspica l'articolo - che
prevalga in tutte le parti la buona volontà di salvaguardare
l'essenziale", e di evitare, anche e soprattutto "là dove le condizioni
non sono buone" che "si esacerbi il tutto, ma si faccia in modo che i
bambini e i ragazzi non patiscano maggiore disagio". In giro - osserva
Avvenire - "ci sono un sacco di furbastri che campano sulla e nella
scuola e però dei ragazzi gliene interessa assai meno del giusto".
Mentre "trattare male la scuola - avverte il giornale dei vescovi - è
"il reato più grave oggi in Italia", oltre che un peccato ignominioso.
Parole severe, che per ''una piccola tempesta di interpretazioni, in
dura e preconcetta chiave anti-ministro'' hanno indotto il direttore di
Avvenire, Marco Tarquinio, a intervenire sul sito del quotidiano per
smentire questa chiave di lettura. Il nostro pensiero - scrive
Tarquinio - è chiaro, il 'comandamento' è chiaro: non strumentalizziamo
i ragazzi, non usiamoli per i nostri fini". Un messaggio che
l'editoriale di Davide Rondoni indirizzava direttamente nell'occhiello
agli 'addetti ai lavori'."Tutti, gli addetti, dal ministro Mariastella
Gelmini a 'ogni adulto che ha funzione nella scuola'", precisa
Tarquinio. "Siamo infatti abbastanza liberi e sereni - conclude il
direttore di Avvenire - da intervistare il ministro della Pubblica
Istruzione sulla sua 'rivoluzione del merito' e, contemporaneamente, da
registrare e proporre problemi - seri o di sospetta origine ideologica
e corporativa - del mondo scolastico che reclamano risposta".
A sgombrare il campo da ogni dubbio anche lo stesso ministro Gelmini.
''Ho letto l'editoriale di Avvenire e devo dire che l'ho condiviso'',
ha detto giudicando non necessaria la precisazione dell'autore
dell'articolo Enrico Rondoni perche' - ha aggiunto - ''chi legge in
maniera disinteressata quell'editoriale non trova alcun attacco al
ministro dell'Istruzione. Mi sembrava un invito giusto e condivisibile
di abbassare i toni e soprattutto di non strumentalizzare la scuola.
Sono le stesse parole che ho utilizzato ieri nella conferenza stampa''.(ANSA)
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