Perché si dice "è finita la pacchia" quando le cose si mettono male?
Francesca Riga
Il termine pacchia è un deverbale di pacchiare, «mangiare con ingordigia», usato per indicare una condizione di vita facile e spensierata. L’etimo di pacchiare è incerto, anche se molto probabile è un'origine onomatopeica da collegarsi ad alcune voci dialettali di area settentrionale (il veneto paciar «muovere le mascelle», il milanese pacià e il piemontese pacè «mangiare abbondantemente e con avidità»). L’espressione familiare «è finita la pacchia», quindi, indica la cessazione, provocata da accadimenti negativi e non voluti, di una condizione di vita favorevole e senza problemi, soprattutto materiali, e l’inizio di una condizione meno fortunata in cui non si può far a meno di faticare ed avere preoccupazioni.
Francesca Riga
Il termine pacchia è un deverbale di pacchiare, «mangiare con ingordigia», usato per indicare una condizione di vita facile e spensierata. L’etimo di pacchiare è incerto, anche se molto probabile è un'origine onomatopeica da collegarsi ad alcune voci dialettali di area settentrionale (il veneto paciar «muovere le mascelle», il milanese pacià e il piemontese pacè «mangiare abbondantemente e con avidità»). L’espressione familiare «è finita la pacchia», quindi, indica la cessazione, provocata da accadimenti negativi e non voluti, di una condizione di vita favorevole e senza problemi, soprattutto materiali, e l’inizio di una condizione meno fortunata in cui non si può far a meno di faticare ed avere preoccupazioni.